“Il decreto di delega fiscale, con la definizione delle relative norme in materia di Imu, è stata licenziata dal Parlamento solo il 5 maggio scorso. A partire da quella data le amministrazioni comunali avrebbero avuto la possibilità di disporre delle basi di dati certe per il calcolo quanto meno dell'acconto di giugno, visto che il saldo di dicembre dovrà ancora scontare una valutazione che il governo farà in settembre per la conferma delle aliquote. Si tratta di un tempo del tutto insufficiente per noi così come per i concessionari di riscossione per effettuare qualsiasi genere di comunicazione personalizzata a mezzo posta, che desse esatta contezza ai cittadini dell'importo da versare”. Così il sindaco di Bra, Bruna Sibille, ha voluto replicare al difensore civico del Piemonte che, in un suo comunicato dell'aprile scorso, aveva invitato i sindaci piemontesi a “valutare attentamente la necessità di semplificare, razionalizzare e rendere meno onerosa per i cittadini la riscossione della nuova imposta Imu”. “Quando si parla di difficoltà di calcolo e compilazione dei modelli, rammento che ciò discende unicamente dalla normativa nazionale, non certo dalle norme di dettaglio di un'imposta che è tutto fuorché “municipale propria”, visto che, peraltro e a differenza di quanto accadeva per l'Ici, il gettito sarà diviso tra Comuni e Stato centrale” - ha puntualizzato ancora la prima cittadina, segnalando che nel comunicato viene fatta menzione “alla possibilità di prevedere il versamento a mezzo Mav dell'imposta, ma ciò è espressamente vietato dalla stessa normativa nazionale sull'Imu, che prevede unicamente riscossioni a mezzo di modello F24”.