La sera del 26 giugno 1983 veniva assassinato davanti alla propria abitazione, in via Sommacampagna a Torino, il Procuratore Bruno Caccia. Da allora vennero celebrati numerosi processi, i quali, sulla base di importanti testimonianze ad opera di pentiti, identificarono nei mandanti le cosche affiliate alla ‘ndrangheta residente in Piemonte, mentre non vennero mai riconosciuti gli esecutori materiali dell'omicidio.
“A distanza di trent'anni da quel terribile giorno, che sancì il predominio delle organizzazioni criminali sulla giustizia solo attraverso il ricorso alla violenza e allo scorrere del sangue, la nostra comunità è ancora oggi drammaticamente ostaggio delle logiche dell'infiltrazione e del controllo degli appalti ad opere della malavita”, è il commento di Roberto Barbieri, Capogruppo di Italia dei Valori in Provincia di Torino.
“Il record tristemente negativo di aver avuto, nel corso degli ultimi vent'anni, ben tre Comuni della nostra Provincia (nell'ordine: Bardonecchia, Leinì e Rivarolo) sciolti per infiltrazioni malavitose – sottolinea Barbieri (IDV) - dimostrano che il fenomeno del controllo da parte delle organizzazioni criminali del sistema amministrativo degli Enti Locali è una realtà ancora vivissima, che ferisce nell'orgoglio chi come me e molti di noi fanno politica e amministrazione all'insegna della legalità e della trasparenza”.
“Lo scorso anno il Gruppo Italia dei Valori denunciò con forza il proliferare di questi odiosi fenomeni – ricorda Roberto Barbieri (IDV) – e infatti proponemmo l'istituzione di una commissione speciale di contrasto dei fenomeni criminosi e di diffusione della cultura della legalità. Il fatto che il sistema politico non accettò quella proposta non ha di certo fatto un buon servizio alla memoria di chi, come Bruno Caccia, ha combattuto con la vita il fenomeno criminoso dilagante”.
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