Il miglioramento sismico delle strutture industriali è un obbligo di legge e una necessità inderogabile per tutelare vite umane e salvaguardare l'economia dei territori. Ecco quanto emerso nel corso del seminario, “Nuove tecnologie per il miglioramento sismico delle strutture prefabbricate” che si è tenuto martedì scorso con un tutto esaurito, al Best Western Hotel Luxor di Torino. L'incontro promosso dall'Ordine degli ingegneri di Torino e organizzato da Sismocell - Reglass H.T. S.r.l. di Minerbio (BO) col patrocinio di Isi, Ingegneria sismica italiana, si è svolto in collaborazione con Miyamoto international, studio di progettazione strutturale che opera a livello internazionale. Al centro le attività produttive, il quadro normativo di riferimento, la prevenzione e le nuove tecnologie impiegate per l'adeguamento e il miglioramento sismico delle strutture.
Si è fatto il punto sull'ambito di applicabilità della legge sulla sicurezza dei luoghi di lavoro (D.Lgs 81/2008). In evidenza l'obbligo del datore di lavoro di tutelare i dipendenti da tutti i possibili rischi, anche da quelli derivanti da calamità naturali inclusi quindi i terremoti. “… le valutazioni sul rischio che accada un terremoto in una determinata area – spiega l'ing. Nicola Mordà, titolare dello studio Domo di Torino - hanno subito nel tempo un'evoluzione. Il Piemonte, che era a rischio zero, dopo il 2003 è stato classificato come zona a rischio sismico: molto basso in alcune zone, più elevato in altre. Poiché basso – continua l'ing. Mordà – non significa nullo e quindi il verificarsi di un terremoto è ora considerato possibile, ne discende, secondo la legge, l'obbligo di una revisione del documento di valutazione dei rischi che rende di fatto opportuna la previsione di interventi di miglioramento sismico delle strutture”. E questo è importante a maggior ragione nelle aree che non erano classificate come sismiche. Proprio qui si rileva infatti una maggiore vulnerabilità degli edifici esistenti, nella gran parte dei casi, non costruiti per resistere in modo adeguato a terremoti anche di scarsa entità. Non sono ammissibili, secondo la giurisprudenza, mancanza di risorse o la crisi economica, per sottrarsi a questo obbligo. Secondo una sentenza della Cassazione però, soddisfa il dettato normativo l'imprenditore che predispone un piano di interventi anche diluiti nel tempo purché tecnologicamente adeguati.
Gli sfortunati eventi che hanno colpito l'Emilia Romagna nel 2012, hanno evidenziato in particolare, alcune vulnerabilità delle strutture prefabbricate: tre i principali difetti strutturali indicati dalla legge regionale 122/2012, come all'origine dei gravi danneggiamenti seguiti al sisma. Si tratta in realtà di carenze assai diffuse in questa tipologia costruttiva. Tra esse la più rilevante è l'assenza di collegamento trave-pilastro. “Sismocell, innovativo dispositivo antisismico, rappresenta una soluzione efficace per sanare la mancanza di connessioni nelle strutture prefabbricate – prosegue l'Ing. Andrea Vittorio Pollini, responsabile per il settore edile di Reglass H.T. della ricerca nel campo dei dispositivi antisismici –. Si tratta di una cella cilindrica in acciaio e fibra di carbonio che montata sul nodo di collegamento trave-pilastro dei capannoni industriali, conferisce capacità dissipative alla struttura. Funziona come un fusibile assorbendo entro certi limiti, l'energia sprigionata dalle scosse.” Brevettato e certificato da Reglass H.T., Sismocell è stato messo a punto in collaborazione con l'Università di Bologna. E' un presidio efficace e di costo contenuto (intorno ai 4-5 euro/mq per la fornitura del dispositivo). La scarsa invasività degli interventi che ne prevedono l'applicazione, ne consente poi, la messa in opera senza interruzione dell'attività lavorativa.
Chiude l'incontro l'intervento dell'Ing. Devis Sonda, titolare della sede italiana di Miyamoto international. La sua è un'approfondita panoramica sulle tecnologie più innovative per realizzare opere di adeguamento e miglioramento sismico degli edifici con focus sui dispositivi antisismici. Di varie tipologie e molteplici principi di funzionamento sono di adozione ancora poco diffusa in Italia e rappresentano la vera avanguardia per la messa in sicurezza. “Secondo l'approccio più tradizionale – riferisce l'ing. Devis Sonda titolare della sede italiana di Miyamoto International – si prevede che l'edificio costruito secondo criteri antisismici, sia esso stesso in grado di dissipare l'energia dell'azione sismica. Ciò significa che in seguito ad un terremoto una struttura così progettata risulterà danneggiata. In alcuni casi, a tal punto, da renderne necessaria la demolizione perché non convenienti interventi di ripristino. Per la normativa infatti è sufficiente evitare perdite umane non rilevando l'entità delle perdite materiali. L'applicazione dei dispositivi invece, consente di ridurre drasticamente i danni all'edificio permettendo di concentrare il danneggiamento su di essi, mantenendo integra la struttura”. E preservare le strutture produttive significa rapida ripresa dell'attività produttiva, minime ripercussioni sull'occupazione e salvaguardia del patrimonio aziendale.
Emanuela Ursino