Grammatica descrittiva del dialetto di Casale Monferrato. È questo il titolo della tesi del dottorato di ricerca in Scienza del linguaggio e della Comunicazione di Elisa Algozino.
Di Borgo San Martino, Elisa Algozino ha studiato scientificamente il dialetto intervistando anche quattro casalesi: Maria Teresa Coppo, Daniele Ganora, Albertina Mazzucco e Giorgio Nebbia, per un totale di ben 44 ore di registrazione.
Un approfondito studio svolto all’Università di Torino e che sarà presentato venerdì 27 maggio alle ore 18,00 all’auditorium Santa Chiara di via Facino Cane. Durante l’incontro, a cui parteciperà l’assessore alla Cultura Giuliana Romano Bussola, si farà un excursus della grammatica di quello che può essere considerato a tutti gli effetti una lingua: il dialetto di Casale Monferrato.
Indicativa, a questo riguardo, l’introduzione alla tesi di dottorato:
“Il dialetto è una lingua che si tira su le maniche, sputa sul palmo delle mani e va a lavorare” (Carl Sandberg, 1959)
Questa frase, stampata su un semplice biglietto, è appesa negli uffici del terzo piano di Palazzo Nuovo (Dipartimento di Scienze del Linguaggio e Letterature Moderne e Comparate, Università degli Studi di Torino) nei quali ho svolto il mio percorso di Dottorato; purtroppo, le indicazioni “Carl Sandberg, 1959” non mi hanno permesso di risalire alla fonte originale e dunque, non potendo verificare personalmente l’esattezza della citazione, sono costretta a ‘fidarmi’ della mano di chi l’ha scritta su quel biglietto. Tuttavia, nonostante i problemi di attendibilità e veridicità delle fonti (certamente non secondari da un punto di vista scientifico), ho scelto ugualmente di introdurre il mio lavoro con questa frase per almeno tre motivi di ordine personale: anzitutto perché trovo che sia una definizione originale, concreta e ‘azzeccata’ di dialetto; in secondo luogo perché è stata la frase che mi ha accolto in ufficio durante i miei tre anni di Dottorato e, quindi, in qualche modo, le sono affezionata; infine, perché mi ha sempre ricordato che un buon dialettologo, oltre allo studio dei libri, deve anche saper ‘scendere sul campo’, incontrare i parlanti e come loro tirarsi su le maniche, sputare sul palmo delle mani e andare a lavorare.