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ARTE E CULTURA - MOSTRE Precedente  Successivo
 
06/09/2011 
 
 
MOSTRA TERRE PREZIOSE
 
 
Nuove importanti acquisizioni al Museo Accorsi – Ometto: un’eccezionale collezione privata di maioliche torinesi entra nelle sale espositive e fornisce l’occasione per presentare al pubblico un numero considerevole di oggetti in maiolica prodotti a Torino in un periodo che dalla fine del XVI secolo arriva alla seconda metà del Settecento. L’evento è di quelli imperdibili, sia per il numero che per la qualità degli oggetti esposti, secondo solo alla grande mostra sul Barocco piemontese che si tenne nell’ormai lontano 1963. L’oggetto più antico è un rarissimo piatto della fine del Cinquecento, quando, con il trasferimento della capitale  e della corte da Chambery a Torino, arrivarono in città diversi artisti e artigiani, che con la loro presenza dovevano essere in grado di soddisfare le richieste della casa regnante e della nobiltà locale. Realizzato a Torino sul modello dei cosiddetti “bianchi faentini”, il raffinatissimo piatto presenta al centro l’immagine di Giuditta con la testa di Oloferne.
D’importanza notevole sono anche i pezzi che, dalla metà del Seicento, uscirono dai forni della manifattura del Regio Parco, la prima a sorgere nel ducato, autorizzata e finanziata da Maria Cristina di Francia. Un gruppo di piatti e contenitori vari caratterizzati da un elegante decoro blu a motivi vegetali e geometrici, molto simile a quello che allora andava di moda presso le manifatture di Savona e Albissola, località liguri da cui provenivano gli operai impiegati a Torino.  Ma il corpus centrale della mostra è costituito dagli oggetti realizzati lungo tutto il Settecento dalle due più importanti e rinomate manifatture di maioliche torinesi: quelle Rossetti e Ardizzone.  La prima aprì i battenti nel 1725, per iniziativa di Giorgio Giacinto Rossetti, che dopo aver imparato a Lodi, presso Antonio Maria Coppellotti, le principali tecniche di lavorazione e decorazione della ceramica tornò a Torino. I primi oggetti a uscire dalla manifattura, diretta con il fratello minore Giovanni Battista, furono quelli dipinti di blu sul fondo bianco dello smalto, decorati con motivi floreali e “a grottesca” del tipo “alla Berain”, che negli stessi anni Juvarra utilizzava per impreziosire le volte delle residenze sabaude. Solo successivamente, più o meno intorno alla metà del secolo, si arrivò a un tipo di decoro rococò e policromo, con ghirlande floreali e ornati a forma di conchiglia posti intorno a scene galanti e soggetti mitologici. A far concorrenza ai Rossetti, con prodotti quasi del tutto identici ai loro, a partire dal 1765 si mise Giovanni Antonio Ardizzone, originario di Bra, che per sei anni fu a capo di una manifattura in grado di realizzare piccoli capolavori plastici di uso quotidiano. Gli oggetti prodotti dalle due manifatture torinesi raggiunsero ottimi livelli di qualità, come testimonia in mostra l’elegante fontana per interni, forse destinata alla Reggia di Venaria Reale; una serie di piatti policromi, tra i quali i più interessanti rappresentano il Monte dei Cappuccini a Torino con Superga,  l’Allegoria di Aosta, con davanti all’Arco di Augusto la figurazione del torrente Buthier, un vecchio con il remo in mano, o ancora il modernissimo e spiritoso giocatore di pallacorda, l’antenato del tennis; un bel rinfrescatoio per bottiglie, con dipinta la scena della Nascita di Venere, ed una magnifica zuppiera di collezione privata torinese, che insieme ad altri pezzi prestati da varie collezioni non potranno che stupire il visitatore circa la qualità e il profilo delle arti decorative torinesi del Settecento. In occasione della mostra la Fondazione Accorsi – Ometto propone un percorso museale dedicato all’arte della ceramica; le visite guidate evidenzieranno infatti tutti quei capolavori (dal doppio corpo in maiolica di Pesaro al lampadario in porcellana della manifattura reale di Berlino), che ornano le sale espositive, ma a cui spesso non è dedicata la giusta attenzione.
 

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