“La passione tinge dei propri colori tutto ciò che tocca”, questo il pensiero del filosofo spagnolo Baltasar Gracián. E’ sotto gli occhi di tutte come le questioni, affrontate con impegno e passione, non solo appaiono più chiare agli occhi delle persone, ma anche ottengano risultati eccellenti. Lo scrivo con convinzione, in una stagione non facile, nella quale il turismo deve essere messo nelle condizioni di dispiegare al meglio le proprie enormi potenzialità. Si sono affrontate, nei mesi appena trascorsi, le questioni delle liberalizzazioni ed il settore turistico ne è tanta parte: in molti casi stiamo vivendo situazioni che si trascinano da quasi cento anni, transitando di padre in figlio, immutate nel tempo. E’ il caso della gestione d’alcune spiagge o, a partire da tempi più recenti, ma superiori anche ai cinquant’anni, dei campeggi. Così l’imprenditoria, soprattutto quella giovanile, con tanta capacità di innovare e di aprirsi alle novità resta al palo ed un turismo come quello di movimento, che ha modificato i mezzi, la loro capacità di spostamento e la loro dimensioni si trova ancora a dover far fronte a realtà strutturate per situazioni che sono invece superate nelle cose o sono diventare estremamente diverse rispetto all’origine. E’ il caso dei campeggi stanziali, nati per ospitare piccole caravan che poi anche erano destinate allo spostamento e, anno dopo anno, si sono trasformati in una sorta di villaggi estivi, nei quali la capacità di spostamento dei veicoli é pressoché nulla. Preingressi che sono vere e proprie casette, impianti elettrici che, almeno si spera in termini di sicurezza, dovrebbero fare invidia alle abitazioni, elettrodomestici come nelle ville al mare. Per carità, ci sta tutto e ci sta anche questo: ma l’altro turismo, quello fatto con veicoli che si spostano, destinati a fermarsi pochi giorni nel medesimo luogo, quali strutture ha come riferimento? E’ immaginabile un Paese, come il nostro, che è la vera culla dell’abitar viaggiando, che si trova a dover far fronte a situazioni d’estremo disagio in termini di sosta e d’ospitalità? Credo che le liberalizzazioni possano, anche nel nostro settore, giocare un ruolo d’estrema importante, di svecchiamento delle strutture e della gestione e d’adeguamento alle nuove e modificate esigenze. Del resto, occorre incidere su un tessuto connettivo che non vuole abbandonare il vecchio e che trae profitti anche notevoli dal mantenimento dello status qui. A quale prezzo? Un costo altissimo, fatto di mancata innovazione, di chiusura alle giovani generazioni, d’incapacità di imboccare una strada che altre Nazioni, egualmente turistiche, ma con potenzialità minori rispetto al nostro Paese, hanno imboccato da tempo. Di qui la necessità di agire con impegno e passione nel settore: studiando programmi, ma anche mettendo nelle condizioni l’imprenditoria più attenta, soprattutto quella giovanile e femminile, di poter incidere e di riuscire ad essere parte della partita. Un’impresa non facile, ma dalla quale dipende per buona parte il futuro di un settore che è strategico per l’occupazione e per l’economia del nostro Paese. Occorre agire senza molti riguardi, anche se con coscienza e lucidità. Guardando al risultato finale e sapendo che da questo dipende buona parte del nostro futuro e di quello di una Nazione che ha nel turismo una delle proprie più importanti industrie. Scrisse il poeta e saggista inglese Samuel Johnson: ”Ciò che è stato scritto senza passione, verrà letto senza piacere”, teniamone conto perché, in ogni caso, stiamo ragionando sul futuro nostro e dei nostri figli.
Beppe Tassone