E' stato appena pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica JAMA il primo studio mondiale sull'uso della tracheotomia, che ha smentito l'utilità della suddetta tecnica in tempi precoci nei pazienti intubati. Ad oggi la costante ricerca di rendere sempre più sicura la Terapia Intensiva ha trovato un'ulteriore conferma nello studio ELT (Early vs Late Tracheotomy). Lo studio, firmato dal professor Marco Ranieri e dal dottor PierPaolo Terragni (Rianimazione e Terapia Intensiva universitaria dell'ospedale Molinette di Torino), riguarda l'uso della tracheotomia in uso nei pazienti con gravi difficoltà respiratorie. In media dal 6 all'11% dei pazienti intubati vengono sottoposti a tracheotomia dopo una media di 9-10 giorni, anche se negli ultimi anni questa tecnica è stata sempre più anticipata (addirittura a 4 giorni in Inghilterra) ed è aumentata di circa il 200%. La procedura consente vantaggi quali il miglioramento del comfort per il paziente, la riduzione della polmonite associata alla ventilazione, una migliore toelette delle secrezioni bronchiali, un respiro più agevole e lo svezzamento dal ventilatore più rapido.
Il momento più indicato fino ad oggi per spostare il tubo dalla bocca alla tracheotomia non era ancora stato dimostrato. Lo studio multicentrico ELT, unico per numero di casi arruolati (600 pazienti intubati in 4 anni in 12 terapie intensive italiane), ha studiato gli effetti della tracheotomia in relazione alla scelta del momento in cui veniva eseguita (precoce o tardiva). L'anticipo della procedura, al contrario di quanto si pensasse fino ad oggi, non ha sortito effetti positivi sulla sopravvivenza, sulla riduzione di polmonite e sulla durata dell'ospedalizzazione. Diversamente un'attesa di due settimane può permettere al clinico di vedere se il paziente migliora al punto di non avere più necessità di ventilazione evitando così l'intervento di tracheotomia.
Tale conclusione aiuterà i clinici a rendere sempre più sicura la Terapia Intensiva dando quindi anche ad una procedura frequente come la tracheotomia la giusta collocazione tra le procedure ad alto impatto sull'outcome dei pazienti più gravi.
L’Addetto Stampa
Pierpaolo Berra
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