Presentata dapprima come interrogazione, trasformata poi in testo di mozione, il consiglio comunale di Bra ha discusso, nella seduta di ieri mercoledì 31 agosto 2011, dello smantellamento della linea elettrica lungo la ferrovia tra Bra e Cherasco. “Non sono bastate tre richieste in un solo mese di soprassedere all'intervento da parte dei sindaci di Bra e di Cherasco. Dopo un anno di silenzio la Rfi (la società del gruppo Ferrovie dello Stato che si occupa delle infrastrutture ferroviarie, nda) ha smantellato un'infrastruttura importante del territorio senza alcuna concertazione con gli enti locali” - ha detto il capogruppo di “Con Sibille per Bra” Pietro Ferrero, mentre per il sindaco Bruna Sibille: “Siamo piccoli, di periferia, ma non fessi. Non è accettabile che ci si metta sempre di fronte a cose fatte, dopo aver sollecitato interventi e incontri”.
Secondo Roberto Russo (Pdl, assessore provinciale ai trasporti) è “esagerato parlare di smantellamento, perchè la Bra-Cherasco è gestita da un privato e il materiale che ora è stato tolto non era sufficiente a ripristinare un'elettrificazione”. Non d'accordo l'assessore comunale ai trasporti Giuseppe Bonetto che ha invece ricordato come “i fili non erano nuovi ma la linea era a norma”. Nel testo di mozione viene anche fatto riferimento ad un possibile ricollocamento a Cherasco dello scalo merci di Bra. “Dobbiamo batterci affinché tratti, anche brevi, di ferrovie elettrificate non vengano smantellati” - ha detto il consigliere Pio Giverso (Pd), ricordando quanto sia importante in prospettiva il trasporto merci su ferro per l'export dei prodotti cuneesi. Più articolata la discussione su di un secondo testo di mozione, presentato dal presidente del consiglio comunale, Fabio Bailo. Lo scopo: esprimere la contrarietà “ad accettare accorpamenti forzati e altre forme di soppressione dell'autonomia” per i comuni fino a mille abitanti. “Accampando improbabili ragioni economiche, si vuole sopprimere una tradizione millenaria, eliminando una reale rappresentanza dei territori” - ha detto il presidente Bailo (La sinistra braidese), esprimendo l'auspicio che questa mozione sia superata dopo le voci di ripensamento del governo rispetto alle ipotesi previste nella manovra economica di metà agosto.
“Per la terza volta si mettono le mani nelle tasche dei comuni, che sono le cellule costitutive dello stato. Si ipotizzano risparmi per sei milioni di euro a fronte del solo ristorante del senato che ne costa cinque di milioni” per Pio Giverso (Pd), mentre secondo Federico Dellarossa (capogruppo Pdl) la mozione “può rappresentare un segno di solidarietà verso la tutela delle realtà più deboli”, cui fa eco Davide Tripodi (capogruppo Bra domani) nel ricordare come il provvedimento del governo “schiaffeggia coloro che fanno del volontariato istituzionale, mettendo mano alla rappresentanza, una delle basi della democrazia”.
Di diverso avviso il capogruppo della Lega nord Valter Bergesio, secondo il quale non si può continuare a parlare di soppressione di comuni quando il provvedimento del governo fa riferimento solo all'unione di funzioni. Per Roberto Russo (Pdl) “unione è quella dei bilanci dei piccoli comuni, anche perché a pesare maggiormente sono spesso le strutture non la parte politica. Occorre aver presente quale sia la realtà odierna, in piena crisi economica, con l'obiettivo di ridurre la spesa pubblica improduttiva”, proponendo poi di approvare un altro testo di mozione che ipotizzi riforme a livello istituzionale.
“I comuni sono il presidio del territorio, capaci di stare con i cittadini. Giusto discutere questa mozione perchè il decreto del governo è tutt'ora vigente e non sappiamo quali cambiamenti verranno apportati in aula” - ha detto il capogruppo Pd Claudio Gallizio, mentre per Claudio Lacertosa (capogruppo Progetto Bra) “il comparto dei comuni è il più virtuoso in termini di spesa pubblica, oltre ad essere l'elemento di garanzia dei servizi fondamentali alle comunità. Il provvedimento sarebbe un colpo mortale ad una straordinaria rete di partecipazione alla vita democratica delle comunità”.
“Siamo in un momento difficile ed è quindi opportuno non lanciare messaggi contraddittori. In tredici mesi, attraverso tre diverse manovre finanziarie, gli enti locali hanno subito un taglio del settantacinque per cento a fronte del fatto che pesiamo solo per il trentacinque sul valore complessivo della spesa pubblica” - ha detto il sindaco Bruna Sibille - “La situazione non è più sostenibile, specie considerando che se c'è stato un elemento di coesione sociale in questi momenti difficili è stato proprio perché sindaci e consigli comunali hanno tenuto la barra dritta. Non se ne può più che dei “nominati” decidano come devono comportarsi degli “eletti”. Le modifiche costituzionali devono essere fatte attraverso gli opportuni passaggi, non in un provvedimento di natura economica”.