Onda Larsen torna a organizzare, per il terzo anno consecutivo, un festival a settembre con l'obiettivo di scaldare i motori per la nuova stagione teatrale, ma anche avvicinare nuovo pubblico, soprattutto giovane, al teatro. L'ingresso è infatti popolare (5 euro, necessaria tessera Arci), con un cartellone frizzante che mescola generi diversi, coinvolge compagnie da tutta Italia, dando appuntamento tutte le sere da martedì 17 a domenica 22 settembre allo Spazio Kairòs, via Mottalciata 7, alle 21.
IL FESTIVAL
Sei giorni di spettacoli e musica dal vivo vanno a comporre il festival "Riflessi di Settembre - Spettacoli di notti di fine estate", realizzato con il patrocinio di Regione Piemonte, Comune di Torino, Città Metropolitana di Torino, Circoscrizione 6.
«Quest'anno abbiamo realizzato un festival che è l'anticamera della nostra stagione teatrale perché anticipa i temi che sono a noi cari, come il coinvolgimento di nuovo pubblico e la qualità e varietà di appuntamenti ospitati - afferma Riccardo De Leo, vicepresidente di Onda Larsen - L'idea è quella di salutare l'estate con leggerezza e offrire un luogo rassicurante dove trovare sempre spettacoli di qualità favorendo l'accessibilità». Sottolinea un aspetto: «Lo sforzo che abbiamo fatto è stato di coinvolgere compagnie extra Piemonte per permettere alle persone di assistere a spettacoli che difficilmente potrebbero vedere in questo periodo dell'anno. Essere un teatro off per noi è diventato un vanto perché sappiamo di poter agire liberi di coinvolgere il pubblico con più proposte, sempre varie, sempre valide».
Si inizia martedì 17 con Aria Teatro di Trento che propone un grande classico "Tre sull'altalena", una commedia teatrale scritta nel 1990 da Luigi Lunari, attualmente tradotta in ventisei lingue e rappresentata in tutto il mondo. Si inizia, dunque, con un dialogo umoristico centrato su vita e morte, destino, predestinazione e libero arbitrio, esistenza di Dio ed ateismo.
Mercoledì 18 l'omaggio a Maria Callas, nel centenario della nascita, con Laura Murari sul palco: è una produzione di Modus (Venezia) che si presenta come un flusso di coscienza e ricordi che ripercorrono la vita privata, la carriera, gli apici, la crisi, la gioventù, la maturità e gli amori avuti e perduti del soprano greco.
Giovedì 19 rivivono, invece, i più bei racconti di Stefano Benni tratti da "Bar Sport" e da "Il bar sotto il mare" in "Storie da bar", di e con Andrea Lupo, uno spettacolo prodotto da Teatro delle Temperie (Bologna), mentre venerdì 20 torna, dopo due anni, allo Spazio Kairos Alessandro Barbaglia con una sua nuova creatura, ispirata all'ultimo libro che ha pubblicato per Mondadori, "L'invenzione di Eva. La vita scordata di Hedy Lamarr, la diva geniale", sulla vita della star di Hollywood che ha inventato il wi-fi, la «donna più scordata di sempre».
Sabato 21 spazio alla musica con "Sempre, Always…Siempre" di Toni Vernice e domenica 22 con "Buonasera Signor G"dell'Accademia dei Folli di Torino, più che un omaggio al papà del teatro canzone, uno spettacolo che è un viaggio profondo e istintivo attraverso l'immensa opera di Gaber e Luporini.
IL FESTIVAL
Martedì 17 settembre ORE 21
"Tre sull'altalena"
(Aria Teatro, Trento)
Con Emanuele Cerra, Denis Fontanari, Christian Renzicchi, Marta Marchi
Regia di Alberto Giusta
Scenografie Lorenzo Zanghielli
Disegno Luci Iacopo Candela
Costumi Emily Scorzato
Produzione AriaTeatro, Evoè
Tre uomini, un commendatore, un capitano dell'esercito e un professore si trovano nello stesso luogo per tre ragioni diverse: il commendatore per un incontro galante, il capitano per trattare un acquisto di materiale bellico, il professore per ritirare un pacchetto. Ma cosʼè esattamente quel luogo? Un discreto e comodo albergo, un luogo di affari, o una casa editrice? È possibile che tutti e tre abbiano avuto lʼindirizzo sbagliato? La strana situazione accresce il mistero, anche perché lʼallarme per un'esercitazione antinquinamento impedisce ai tre uomini di uscire. Durante la notte che sono costretti a passare insieme, i tre giungono a sospettare che la stanza possa essere davvero un'anticamera per lʼaldilà e che probabilmente loro sono già morti, e in attesa del Giudizio. I tre reagiscono a questa prospettiva secondo le rispettive caratteristiche psicologiche: il commendatore è spaventato ed ansioso, il capitano non trova niente di misterioso nella situazione e resta assolutamente indifferente, il professore usa tutta la sua logica filosofica per spiegare il fenomeno come un fatto naturale e logico. Ne risulta un dialogo umoristico centrato sui temi importanti di vita e morte, destino, predestinazione e libero arbitrio, esistenza di Dio ed ateismo. Improvvisamente una donna delle pulizie entra nella stanza e dice cose talmente ambigue da far nascere nei tre malcapitati un nuovo grande enigma: è realmente un'addetta delle pulizie? Un lungo suono della sirena indica che lʼallarme per lʼemergenza inquinamento è finito. I tre sono pronti ad andarsene, ma la scena finale regalerà un sorprendente coup de théâtre.
LA REGIA
Qual è il mistero che fa incontrare tre uomini in un giorno caldo e molto strano? Che cosa hanno in comune? Così diversi tra loro ma così simili nel credere di essere molto vicini alla Fine. Chi è la donna misteriosa che irrompe sulla scena e li governa, suo malgrado, come fossero marionette? In una lotta verbale esilarante questa commedia esplora l'animo umano e porta lo spettatore a riflettere sulla propria esistenza e sul senso profondo di essa. Tutto è in mano ad un destino già scritto o è la Fortuna a manovrare i fili delle nostre azioni? Forse la risposta non l'avremo mai ma, nel cercarla, rideremo per più di un'ora a crepapelle!
ALBERTO GIUSTA
Si diploma alla Scuola di Recitazione del Teatro Stabile di Genova e subito fonda la Compagnia Progetto URT ed in seguito la Compagnia Gank di cui tutt'ora è condirettore. Collabora stabilmente con il Teatro Stabile di Verona. Lavora con i maggiori registi teatrali italiani (Luca Ronconi, Ferdinando Bruni, Elio De Capitani, Marco Sciaccaluga, Antonio Zavatteri, Giancarlo Sepe). In campo cinematografico è stato diretto da Silvio Soldini nel film Giorni e nuvole. Firma la regia di spettacoli teatrali per il Teatro Nazionale di Genova, per il Teatro Libero di Palermo e per la Compagnia Gank; è insegnante di Recitazione alla Scuola del Teatro Nazionale di Genova. È nelle serie televisive Masantonio, Rosy Abate, Don Matteo 11, Un passo dal cielo 4, Che Dio ci aiuti 5, La mafia uccide solo d'estate. Attualmente lavora come attore per il Teatro Nazionale di Genova e per il Teatro Stabile di Verona.
INTERVISTA AL REGISTA
Hai voluto rimanere fedele al testo originale di Lunari o lo hai reinterpretato secondo una chiave di lettura particolare?
«Ho voluto rimanere fedele al testo di Lunari apportando qualche taglio qua e là per snellire lo scorrere della storia. È una storia potente e non c'è nessuna ragione per snaturarla. In più abbiamo osato qualche invenzione in più che questo bel testo permette. Per esempio ho messo al centro della scena e anche della storia la Toilette che nel testo è marginale».
Questa storia potrebbe svolgersi in qualsiasi luogo. Come viene reso il “non luogo” a livello scenografico? Qual è il rapporto dei personaggi con esso?
«Non credo possa svolgersi in "qualsiasi" luogo. È un luogo che ha delle connotazioni precise ma anche equivoche. Potrebbe essere una sala d'aspetto o un vero e proprio ufficio.I personaggi lo abitano sempre più in maniera "sporca" come fosse lo spogliatoio in cui mettono a nudo le loro coscienze. Quel che più sorprende è che potrebbe essere un luogo dell'anima, un passaggio obbligato verso qualcosa che l'uomo non conosce o che non comprende».
I quattro protagonisti sono molto diversi tra loro. In che misura si influenzano l'un l'altro?
«Definendomi più un "regista d'attori" nel mio lavoro privilegio le relazioni tra i personaggi senza le quali una storia non può essere raccontata. Un personaggio vive e ha ragione d'essere solo in funzione dell'altro. È nei contrasti, nelle contrapposizioni, nelle lotte verbali che la storia prende corpo e risulta"viva". Nell'accavallarsi delle battute, nelle reazioni del corpo, nel ritmo sospeso troviamo "la vita". I quattro protagonisti sono diversissimi tra loro. Sono tipi che nella loro "unicità" trovano una potente forza comunicativa».
EMANUELE CERRA
Laureato in Scienze della Comunicazione nel 2009 allʼUniversità di Verona. Studia recitazione dal 2008 prima ai Carichi Sospesi di Padova e poi allʼAccademia Teatrale Veneta di Venezia, nella quale entra nel 2009 per il corso triennale, dove si diploma a giugno 2011. Ha studiato con insegnanti quali Toni Cafiero, Alessio Nardin, Giovanni Fusetti, Roberto Serpi, Renato Gatto, Silvia Gribaudi, Laura Moro, Adriano Iurissevich. Ha partecipato come attore a produzioni dirette da Massimo Navone, direttore della scuola Paolo Grassi di Milano, Stefano Pagin, Michele Modesto Casarin, Alessio Nardin e Adriano Iurissevich.
DENIS FONTANARI
Diplomato alla scuola di Teatro a l'Avogaria di Venezia. Ha seguito il Master in recitazione cinematografica presso la Scuola di Cinema di Milano. È fondatore, insieme a Chiara Benedetti e Giuseppe Amato della compagnia ariaTeatro. Studia e lavora inoltre con attori e registi di teatro quali: Riccardo Bellandi, Alice Arcuri, Carlo Sciaccaluga, Lisa Galantini, Carlo Orlando, Simone Toni. Al cinema recita in Faccia D'Angelo con Elio Germano.
CHRISTIAN RENZICCHI
Si diploma alla Scuola triennale di Teatro “Giovanni Poli” Teatro a lʼAvogaria di Venezia. Studia e lavora inoltre con attori e registi di teatro quali Giuseppe Emiliani; Riccardo Bellandi; Marcello Bartoli; Mario Valgoi; Mario Bardella; Stefano Pagin; Paolo Bertinato; Claudio Morganti; Bruce Myers; Maurizio Lupinelli; Simone Toni. E' stato attore per il Teatro Stabile del Veneto e voce per Peter Greenaway in una delle video-installazioni dedicate dal regista gallese ai capolavori della storia dell'arte. Al cinema è impegnato in produzioni italiane e internazionali. È uno degli interpreti dello spettacolo bilingue “Arlecchino torn in three”, presente a Edinburgh Festival Fringe 2019. Da diversi anni collabora in qualità dʼattore con la compagnia ariaTeatro.
MARTA MARCHI
Dopo la laurea in Lingue (turco e arabo) all'Università Ca' Foscari di Venezia e il triennio presso l'Accademia Teatrale Veneta, partecipa come attrice a diverse produzioni collaborando con: Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Blu (Bolzano), AriaTeatro (Pergine), EmitFlesti (Trento), TrentoSpettacoli, Il Funambolo (Trento), Liminale Räume (Lipsia), Evoè!Teatro (Rovereto), I Teatri Soffiati (Trento). Si occupa di progetti teatrali per lʼinfanzia collaborando con varie realtà, istituzioni scolastiche e biblioteche. Insegna teatro e conduce percorsi di teatro partecipato. Eʼ appassionata di radio e podcast e fa parte del direttivo dellʼAssociazione Sanbaradio. Dal 2017 al 2022 segue i seminari e le lezioni di teatro danza della compagnia Abbondanza/Bertoni.
Mercoledì 18 settembre ORE 21
"Maria. La Callas"
(Modus, VE)
Di e con Laura Murari
Regia di Andrea Castelletti
Scenografie Luca Altamura e Paola Muccio
Luci Vincenzo Raponi
Tecnico audio/luci Marco Vicentini
Costumi Laura Consolini
Trucco Anna Penazzo
È il mistero della sua ultima notte di vita a Parigi. Un incessante disequilibrio tra struggimento e dolcezza, nella sua mente le voci delle eroine di cui ha interpretato le emozioni sulla scena. Un flusso di coscienza e ricordi che ripercorrono la vita privata, la carriera, gli apici, la crisi, la gioventù, la maturità e gli amori avuti e perduti.
NOTE DI REGIA
L'intento della messinscena è quello di restituire visivamente i sentimenti interiori di una donna, che dopo aver dominato la scena mondiale - in tutti i sensi - si trova sola e abbandonata, sia dagli uomini che ha amato sia dalla sua voce che l'ha fatta amare. Tanto forte e determinata sul lavoro quanto fragile ed insicura nella vita privata. Ecco che tutto l'allestimento, dalla recitazione alla scenografia, dalle luci ai contributi audio, induce a raffigurare visivamente il suo stato d'animo interiore. Tutto è giocato sulla discontinuità, sull'instabilità, sulla rottura di codici, sul tumulto ...in una parola sull'emotività. Emozioni e passioni che prendono forma nella sua mente come soffi di libretti d'opera, cioè con le parole di quelle eroine che la Callas ha saputo così drammaticamente interpretare sulla scena. Per scelta, non si è voluto riproporre il suo canto, la sua voce. Né con didascaliche riproduzioni tantomeno con ineguaglianti esibizioni. La sua musica è nell'anima, nell'aria. Un graffio di pentagramma rosso, rosso sangue, attraversa la stanza-mente di Maria, in una spirale che dal basso si innalza verso la sua finestra che dà sul mondo esterno. Le note del rigo sono quelle di “Vissi d'arte, vissi d'amore”, che ci piace pensare possano essere le sue ultime parole. La realizzazione delle scenografie e del progetto luci è stata voluta affidare ad importanti professionisti del teatro d'opera lirica, proprio per consegnare allo spettacolo quel respiro ed atmosfere in cui visse la Divina.
TRAILER
https://youtu.be/x9UNYMq7f4Y
Giovedì 19 settembre ORE 21
"Storie da bar"
(Teatro delle Temperie, Bologna)
Di e con Andrea Lupo
Musiche dal vivo Guido Sodo
I più bei racconti di Stefano Benni tratti da "Bar Sport" e da "Il bar sotto il mare". Un tripudio di personaggi divertenti, folli e poetici. Il Bar Sport è quello dove non manca mai un flipper, lo scemo, il playboy e il torneo di briscola. Il bar sport c'è in ogni paese e raccoglie le storie più incredibili e i personaggi più eccentrici.
TRAILER
https://www.youtube.com/watch?v=Nzqpy99-FXU
Venerdì 20 settembre ORE 21
"L'invenzione di Eva. La vita scordata di Hedy Lamarr, la diva geniale"
(Alessandro Barbaglia, Novara)
Di e con Alessandro Barbaglia
Scordata. Come può essere dimenticata colei che a lungo è stata considerata la donna più bella del mondo? La diva per eccellenza, quella che tutti ammirano, che tutti sognano. Eppure è quel che accade a Hedy Lamarr, ebrea austriaca figlia di un dirigente di banca e di una talentuosa pianista. Hedy, al secolo Hedwig Eva Maria Kiesler. Eva, come la prima donna. È il 1932 quando gira il film che la renderà famosa. Solo che lo fa a diciassette anni, mostrandosi nuda e sensuale come nessuna prima. Forse non c'è talento nella bellezza, ma Hedy sa farne un'arma micidiale che, qualche anno più tardi, le spalanca le porte di Hollywood. Ma c'è qualcosa che stona nel modo in cui se ne serve. Così carnale, disinibita, a tratti spudorata anche nella vita privata, dove amanti e mariti si susseguono senza vergogna. Ci vuole un occhio molto attento per intuire che quel corpo provocante e quel viso celestiale possono essere la sua fortuna, ma anche la sua condanna. Perché tutti guardano quelli, e nessuno si rende conto che Hedy, in realtà, è un genio. Non se ne sono accorti nel momento in cui, da bambina, ha costruito un carillon con una scatola di metallo e gli ingranaggi di un vecchio orologio, o quando da ragazzina ha aggiustato una telecamera che si era rotta sul set semplicemente mettendoci le mani, né quando ha inventato il fondo a vite per il tubicino del rossetto, così da non doversi sporcare le mani a ogni applicazione. Impossibile allora che qualcuno le dia retta il giorno in cui, basandosi sull'accordatura del pianoforte, scopre il salto di frequenza, che consente di comandare le cose a distanza, senza fili. Hedy ha inventato il Wi-Fi e nessuno se n'è accorto. Perché essere le prime, esserlo troppo presto, significa essere sole. Con L'invenzione di Eva, Alessandro Barbaglia restituisce a questa donna geniale e disperata ciò che il mondo ha tardato troppo a riconoscerle. Lo fa con trasporto e gratitudine, senza dimenticare il privilegio di raccontare una vita così straordinaria, e dimostrando ancora una volta come memoria e narrazione siano spesso gli unici strumenti per risolvere l'incompiutezza di certe esistenze.
Alessandro Barbaglia, scrittore e libraio, è nato nel 1980 e vive a Novara. Per Mondadori ha pubblicato La Locanda dell'Ultima Solitudine, finalista al premio Bancarella, L'Atlante dell'Invisibile, Nella balena e La mossa del matto, vincitore del premio Segafredo Zanetti e del concorso letterario Coni. Con il suo primo libro per ragazzi, Scacco matto tra le stelle, nel 2021 ha vinto il premio Strega Ragazze e Ragazzi.
Sabato 21 settembre ORE 21
"Sempre, Always…Siempre"
(T Vernìce, Torino)
Testo e musica: Toni Vernice
Produzione: Lillo Dadone
Mix e master: Fonoprint Studio
T Vernìce è il progetto musicale in cui prendono vita i brani di Toni. Le demo vengono registrate nella buia cameretta. A partire da queste idee scarabocchiate Lillo Dadone, che è anche batterista e padre integrante del gruppo, cura la produzione, le session di arrangiamento e di incisione. Grazie a questo spirito, un intimo approccio alla Canzone Italiana incontra un sound ampio, psichedelico, sporco, sospeso, morbido, dove si preferisce - anche nel live - la musica di insieme suonata all'uso di sequenze e campioni. Esordisce con l'EP "pòst", seguito da "due euro", un malinconico brano legato alla celebre moneta. Questa canzone viene selezionata da Asian Fake nel progetto discografico Hanami.
"talkingheads", "plastica" e "pianura padana" anticipano l'EP "bestof2020" che esce nel 2022 per Panico Dischi / Dewrec, ed è una selezione di nostalgici e spensierati brani prodotti entro il 2020, rimasti poi inediti a causa di quello che è successo nel Febbraio di quell'anno, che ha sconvolto il mondo della musica mondiale (la lite fra Bugo e Morgan, ovviamente). A Gennaio 2023 pubblica "techno", che, pur mantenendo una sorta di malinconica spensieratezza, si avvicina a sonorità più cupe. Il suo primo album "sempre, always... sempre" esce a novembre 2023 per Panico Dischi e Fonoprint records anticipato dal singolo "orsi".
Il disco segna il cambiamento verso sonorità più sporche senza rinunciare al groove e all'ironia di certi testi.
Domenica 22 settembre ORE 21
"Buonasera Signor G"
(Accademia dei Folli, Torino)
Diretto e interpretato da Carlo Roncaglia
Musiche dal vivo con Max Altieri chitarre, Enrico De Lotto basso, Matteo Pagliardi batteria
Testi e musiche Giorgio Gaber, Sandro Luporini
Arrangiamenti Accademia dei Folli
Scene Matteo Capobianco
Luci e fonica Letizia Tabasso, Olesia Stefanyk
Costumi Carola Fenocchio
Più che un omaggio al papà del teatro canzone, lo spettacolo è un viaggio profondo e istintivo attraverso l'immensa opera di Gaber e Luporini. Gli spettatori sono trasportati in un mondo che esplora le nevrosi, le contraddizioni e le bellezze fragili dell'uomo contemporaneo e rimangono sorpresi dalla straordinaria attualità dei monologhi e delle canzoni.
“Il signor G è un signor Gaber, che sono io, è Luporini, noi, insomma, che tentiamo una specie di spersonalizzazione per identificarci in tanta gente”. G.Gaber
Più che un omaggio al papà del teatro canzone, lo spettacolo è un viaggio che segue un impulso, un istinto; di fronte all'immensa opera di Gaber e Luporini ci si sente un po' persi e disorientati e soprattutto folgorati dalla straordinaria, e a volte straziante, attualità dei monologhi e delle canzoni.
Gaber si affacciava sul ciglio di un baratro. Oggi ci troviamo in quel baratro e siamo in caduta libera.
E allora ci siamo davvero abbandonati anche noi in questa caduta libera, con tutta l'incoscienza a disposizione, senza aver paura di sbagliare, di mostrare il fianco, di risultare inadeguati, inadatti. E lo siamo senz'altro, in tutti i sensi.
In fondo è tutta una questione di fragilità, di saper accettare il disequilibrio, di non aver troppo timore di guardarsi davvero. Il fatto è che il Sig. G non è un personaggio. Il Sig. G siamo proprio noi.
Da un marciapiede di una città semi-deserta e buia alla penombra di una camera da letto, dallo spazio soffocante di un ascensore allo specchio del proprio bagno, eccoci a fare i conti con la nostra meschinità, con le nostre più profonde contraddizioni, con le nevrosi e le frustrazioni quotidiane. Ma non è solamente una questione di sopravvivenza: Buonasera Sig. G parla anche di speranza, di un sogno che per quanto rattrappito è ancora lì, nutrito artificialmente e tenuto in vita con un accanimento terapeutico disperato.
Ha il polso debole e respira a fatica ma, nonostante tutto, è ancora vivo, l'uomo.
Abbiamo scelto accuratamente i testi e le canzoni ascoltando prima di tutto la pancia (come avrebbe detto Gaber stesso) e poi cercando il senso, il disegno finale. Ad ogni replica questa ricerca continua, ogni volta troviamo un senso differente e il disegno ci appare diverso.
Cinico, scanzonato, violento, ironico, Gaber è ancora lì, sul palco, che oscilla dinoccolato cantando le paure e le speranze, le frustrazioni e l'incertezza del vivere, aspettando il momento giusto per spiegare le ali e spiccare il volo.
UTILITA'
Spazio Kairos è via Mottalciata 7 a Torino.
Ingresso (unico) a 5 euro.
Biglietti online su: www.ticket.it. Necessaria la tessera Arci. Info: biglietteria@ondalarsen.org.