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25/07/2013Maurizio Scandurra
 
Il noto legale, Presidente di UNC Piemonte e Componente del Comitato di Gestione della Compagnia di San Paolo, interviene sulla crisi economica
 
PATRIZIA POLLIOTTO (UNC): "CONSUMATORI, GIRO DI VALZER DI TASSE EQUIVALE A GIOCO AL MASSACRO E PERDITA DI PIL"
 
"Debito pubblico cresciuto per diminuzione di entrate, prima volta nella storia"
 
Torino, lì 25-07-2013 - Un lento, dolente pellegrinaggio a piedi nudi sui carboni sempre più ardenti del Fisco e dei tributi locali attende i consumatori italiani al rientro dalle vacanze. Si comincia a metà settembre con il primo acconto della Tares, per poi proseguire in crescendo con una serie di balzelli e imposte sia inedite che già note ai contribuenti (come saldi e acconti di Iva e Imu), in vista del gran finale di dicembre che, se non scongiurato, vedrà sulle tavole di Natale quale "ambito" regalo il tanto temuto aumento di un punto percentuale dell'Iva. "Con conseguente, pesante ricaduta in termini inflattivi sui consumi, già di per sè ridotti al lumicino da un pressing fiscale tristemente primo e unico al mondo in termini percentuali", spiega l'avvocato Patrizia Polliotto, Componente il Comitato di Gestione della Compagnia di San Paolo e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell'Unione Nazionale Consumatori, dal 1955 a oggi la più antica e autorevole associazione consumeristica italiana. "In materia di crisi economica, emerge con evidenza un dato su tutti: per la prima volta in Italia il debito pubblico è cresciuto non per via di un aumento della spesa, bensì per il fatto che sono diminuite sensibilmente le entrate". Per poi concludere:"Auspico che a Roma si rendano conto che, se a settembre non si provvederà per tempo ad attuare provvedimenti di riduzione del carico fiscale, l'Italia finirà nella morsa stringente di un gioco al massacro. La politica del "più tasse a tutti i costi" non paga: occorre aumentare invece il prodotto interno lordo, e difendere così produzione, economia reale e piccole e medie imprese, le quali invece continuano a morire, perchè non sono concorrenziali per via dei costi elevati di lavoro, materie prime e utilities, determinando gravi perdite e altrettati sensibili ammanchi di Pil. Senza dimenticare il cosiddetto "sommerso da sopravvivenza", causato dalla necessità, per l'appunto, di sopravvivere quotidianamente.", conclude il noto legale.
 


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