Grande e trascuratisssimo oggi dai teatri d'opera italiani, Alfredo Catalani fu uno dei più vitali e innovativi compositori della cosiddetta “Giovane Scuola”, quel gruppo di coetanei musicisti teatrali che, senza dimenticare la lezione verdiana, ma sensibili alle novità provenienti dalla Francia e soprattutto dalla Germania wagneriana, animarono la vita artistica della neonata Unità d'Italia, impossessandosi poi della scena operistica nazionale e mondiale nei primi decenni del Novecento.
I loro nomi parlano chiaro: Giacomo Puccini, Pietro Mascagni, Ruggero Leoncavallo, Umberto Giordano, Francesco Cilea, Alberto Franchetti, cui si aggiunge sul versante della musica sacra Lorenzo Perosi.
Di questa generazione ribelle e scapigliata, ma nel contempo ambiziosa e salottiera, cresciuta nella Milano dominata pur sempre dal titanico Verdi, Catalani fu il primo a nascere, ma anche il primo ad andarsene. Lucchese come Puccini (era nato nella città toscana nel 1854), ammalatosi presto di tisi, morì a Milano nel 1893 e proprio la sua prematura scomparsa consentì a Verdi e al suo entourage di esercitare sullo sventurato artista, reo di palese ammirazione per Wagner, una sorta di “condanna della memoria”. E tutto ciò nonostante l'oggettiva raffinata bellezza della sua musica, capace di evocare atmosfere rarefatte dall'intenso simbolismo.
Un'esistenza breve e tormentata, dunque, ma profondamente vissuta, di cui ci restano brani strumentali e cameristici e diverse opere, tra le quali due capolavori, come Loreley e La Wally.
Ne fu ammiratore devoto Arturo Toscanini, che addirittura chiamò Wally una delle sue figlie e impose i drammi lirici di Catalani nelle stagioni dei teatri d'opera italiani, senza riuscire tuttavia a consolidarli nel loro repertorio.
Un caso anche questo, per la nostra povera patria, di un genio in fuga, se si pensa che, mentre nei nostri teatri le opere di Catalani sono praticamente assenti, nel resto d'Europa, soprattutto dopo la messinscena de La Wally al Festival di Bregenz nel 1990, sono entrate nel normale repertorio.
Ecco un po' di ragioni per questo concerto: a partire dalle sue arie per canto e pianoforte, scritte negli anni di gioventù come pure nel corso della sua fugace maturità, un modo appassionato per ridare luce a un artista straordinario.
INGRESSO GRATUITO
Colleretto Giacosa, Salone Piero Venesia, Parco Guido Rossa
Con il sostegno di: Comune di Colleretto Giacosa, Fondazione CRT, Regione Piemonte