La Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Architettura, riunitasi a Roma il 1 ottobre 2010, ha valutato collegialmente la situazione dell’Università italiana e delle Facoltà di Architettura, situazione che si è determinata per l’interazione degli effetti di più provvedimenti di natura finanziaria e legislativa. Questi provvedimenti vanno, infatti, considerati non separatamente ma per gli effetti congiunti che stanno producendo nell’immediato e produrranno in futuro sul sistema universitario italiano. In particolare, essi porteranno a partire dall’anno accademico 2011-12 alla drastica riduzione del numero degli studenti universitari, che già ci vede agli ultimi posti rispetto ai paesi dell’Ocse. Verrà così ridimensionato il sistema universitario del nostro paese e create le condizioni per lo sviluppo dell’università private, cui si rivolgeranno gli studenti più abbienti. La Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Architettura visti L. 133/2008, i successivi decreti e atti ministeriali e, per alcuni aspetti, il DdL 1905 (DdL « Gelmini ») e non da ultimo il DM 17 del 22 settembre 2010, che di fatto dà coerenza a provvedimenti di per se stessi separati, per date e natura, trasmette alla stampa il seguente documento, denunciando l’assenza di attenzione posta nei confronti del ruolo che dovrebbe avere l’università nello sviluppo del paese, in un momento di crisi strutturale in cui la globalizzazione e il forte sviluppo tecnologico rischiano di rendere sempre più marginale il nostro paese.
L’Università Pubblica sta affrontando uno dei periodi più difficili e confusi della sua storia. Negli ultimi anni, lo Stato Italiano ha diminuito costantemente le risorse economiche destinate alla formazione e alla ricerca, già sotto finanziate rispetto ai paesi dell’Unione Europea mentre ad esempio Francia e Germania hanno aumentato gli investimenti, condizione prioritaria per lo sviluppo. La diminuzione sarà particolarmente grave e insostenibile già a partire dal 2011 e produrrà effetti devastanti negli anni successivi.
Le conseguenze di tutto ciò sono nell’immediato e saranno nel futuro inevitabilmente:
• il grave disagio già oggi presente per l’avvio degli anni accademici, legato alla legittima indisponibilità dei ricercatori universitari a ricoprire incarichi di insegnamento, che di fatto mette in evidenza una situazione strutturale del sistema universitario di particolare criticità;
• la contrazione drastica del numero degli studenti, dovuto all’inasprimento dei requisiti minimi richiesti per la docenza, che potranno trovare accesso a partire dall’Anno Accademico 2011-12 all’Università Pubblica, creando di fatto quasi esclusivamente corsi di laurea a numero chiuso;
• il rischio di impoverimento della formazione, connesso con la sofferenza della ricerca scientifica, l’ulteriore riduzione dei servizi, delle borse di studio, l’insufficienza delle residenze universitarie, la contrazione degli accessi alla formazione superiore;
• la chiusura quasi totale dell’accesso a borse di dottorato e alla ricerca universitaria per i migliori laureati con lo stimolo ad una forte migrazione verso i paesi esteri;
• l’incertezza del riconoscimento dei meriti e dello stimolo alla ricerca per le componenti più giovani del sistema universitario, ricercatori universitari e professori associati, che sono il reale futuro dell’Università e delle nostre Facoltà.
Il DdL 1905, già approvato dal Senato della Repubblica e prossimamente in discussione alla Camera dei Deputati, riduce poi pesantemente l’autonomia delle Università, ne altera le basi di democrazia interna, non assicura il riconoscimento del merito e dell’impegno dei ricercatori e dei professori più giovani.
In definitiva, il DdL 1905, già approvato dal Senato della Repubblica, non appare come una vera riforma del sistema universitario ma, piuttosto, un tentativo di razionalizzare gli Atenei in sinergia con la volontà politica di ridurre il ruolo dell’Università pubblica per aprire spazi ad un futuro di atenei privati. Il DdL riduce pesantemente l’autonomia delle Università, ne altera le basi di democrazia interna, non assicura il riconoscimento del merito e dell’impegno dei ricercatori e dei professori più giovani.
Per questo, la Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Architettura:
• esprime il proprio dissenso e la propria opposizione al tentativo di progressivo indebolimento dell’Università pubblica, a favore di Università private, mediante la sottrazione delle risorse indispensabili ad assicurare la ricerca e la formazione, la limitazione dell’autonomia e della democrazia interna agli Atenei pubblici;
• denuncia la grave e insostenibile situazione di incertezza e di disagio in cui i docenti più giovani e i migliori laureati e dottori di ricerca sono posti, a causa dei tagli indiscriminati delle risorse per i dottorati, per i contratti e per il riconoscimento dei meriti acquisiti nella ricerca e nell’insegnamento;
• rileva come le Facoltà di Architettura stiano operando perché siano evitate o limitate al massimo le situazioni di disagio e difficoltà, per gli studenti iscritti e immatricolati, relativamente ad esami, tesi di laurea e al regolare sviluppo dei loro studi;
• segnala con forza agli studenti e alla società tutta che, pur assicurando l’attivazione dei corsi, le difficoltà richiamate rischiano di indebolire l’efficacia dell’azione didattica a suo tempo programmata come necessaria e idonea alla migliore formazione dei nostri studenti.
La Conferenza dei Presidi assicura in ogni caso che le Facoltà di Architettura, nella consapevolezza della crisi in atto, sollecitano la più profonda, pertinente e trasparente valutazione della qualità della ricerca e della formazione sviluppata nelle Facoltà di Architettura.
L’Università italiana è infatti determinata a rinnovarsi e a migliorarsi, per mantenere e anzi aumentare i livelli di qualità della sua azione ma, senza un effettivo impegno dello Stato, pari almeno a quello di tutti gli altri paesi europei, il futuro dei nostri giovani e della società italiana sarà più difficile e oscuro.
Le Facoltà di Architettura credono che la valutazione della qualità della didattica e della ricerca debbano essere poste alla base del nostro sistema universitario e in questa direzione hanno già operato i criteri di valutazione della ricerca scientifica. Denunciano che nel costituendo ANVUR, di fatto, l’area 08 (Ingegneria Civile e Architettura) non risulta adeguatamente rappresentata.
Pur avendo da mesi segnalato la condizione di assoluta criticità in cui si sarebbero trovate, a causa delle azioni sistematiche di impoverimento dell’Università pubblica, le Facoltà di Architettura faranno il possibile per limitare il disagio nei confronti degli studenti e rendere possibile lo svolgimento dell’Anno Accademico 2010-2011.
La Conferenza dei Presidi sottolinea, tuttavia, che questa decisione deriva da un senso di responsabilità nei confronti dell’Istituzione, degli studenti e della società tutta, assunto dai docenti per continuare ad assicurare la migliore Università possibile e sottolinea l’assenza, da parte dello Stato e dei suoi Organi, di un analogo ed efficace senso di responsabilità per il futuro della nostra società.
Le Facoltà di Architettura chiedono pertanto, con forza, che l’attuale quadro legislativo debba essere migliorato e comunque accompagnato, non da un semplice incremento di risorse rivolto a mitigare i tagli fino ad oggi attuati, ma da un vero e proprio piano di sviluppo, in cui siano definiti il ruolo della formazione e della ricerca, con relative risorse e tempi, e in cui sia -non da ultimo- esplicitato il numero degli studenti a cui si ritiene di dover garantire il diritto allo studio e standard di qualità adeguati.
Il Presidente
della Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Architettura
Prof. Rocco Curto
Preside della II Facoltà di Architettura
del Politecnico di Torino
Tel. 011/0906377
Cell. 334/6445148
e-mail: rocco.curto@polito.it