Nella serata, nevosa, di martedì 21 dicembre, nel Salone Parrocchiale di Rivoira di Boves, il giornalista saluzzese Alberto Burzio, noto come “Barba Bertu”, titolare della rubrica (riteniamo la più letta) “Storie di vita” sul quindicinale de “Il Coltivatore Cuneese” (organo della Coldiretti di Cuneo), ha presentato, introdotto dal Presidente di “Rivoira Terra di Vita”, Giancarlo Pellegrino, in dialogo con il giornalista della frazione, Marcello Cavallo, la sua nuova pubblicazione, tratta dalle interviste fatte per tale periodico: “Le caldarroste in tasca”, quarantun nuove storie di vita di “Barba Bertu”, senza trascurare “Tra il cielo e la terra”, la prima raccolta (entrambe edizioni “Primalpe”). Il pubblico era attento e numeroso (nonostante il tempo inclemente).
L’impressione avuta è di persona che benissimo risponde allo stile dei suoi scritti: disponibile, alla mano, attenta a non darsi le arie del “grande giornalista”, quanto di essere comprensibile da tutti, usando vocaboli semplici. Alberto Burzio, nativo di Asolo, nel Trevigiano, dopo anni a fare l’impiegato postale, ha deciso di dedicarsi a tempo pieno alla attività di giornalista ed al suo “beb&breakfast” di Frassino (il “Barba Bertu”, appunto). Vanta collaborazioni con “La Stampa”, “L’Eco del Chisone”, il ruolo di Direttore di “Ousitanio Vivo”, quello di redattore capo de “Il Corriere del Monviso e del Saluzzese”. Attualmente lavora con la “Nuova Gazzetta di Saluzzo”. Su “Il Coltivatore” è succeduto a “mostro sacro” del giornalismo cuneese, lo scomparso Gianni Dematteis (che firmava la rubrica “Trafoi”). A Rivoira “Barba Bertu” ha parlato del suo modo di intervistare, cercando di mettere a suo agio l’interlocutore, di diventarne complice... Ne nascono quadretti delicati e deliziosi, cesellati con gran rispetto, amore, dei soggetti... Uno di questi Burzio lo ha portato, sin dalla sua Rossana: il quarantenne operaio Fabio Carpani, reduce da lunga contesa con la ex moglie brasiliana per avere in Italia il figlio Pedro. Altri li ha tratteggiati: da Suor Vincenza, “Angelo” dei disabili, a Padre Cipolla, scomparso a Saluzzo anni fa, al Convento dei Cappuccini, dai tempi della guerra Cappellano delle carceri di Saluzzo, alle Sorelle Clarisse di Boves (che, quando fece notare loro che avevano un bel sorriso, risposero che voleva dire che usavano un “buon dentifricio”)... Tanti sono, nelle pagine, i religiosi e le persone comuni, gli anziani, pochissimi, diremmo, anzi, quasi assenti, i “politici” (verso cui dell’autore si intuisce certo atteggiamento critico)... Come sempre in questa stagione, tutto è finito a panettone e pandoro.