Una pièce che si guarda e ascolta come fosse una canzone. Un’ora in cui si canta e si racconta una storia dove il pubblico balla, si emoziona e ride. E’ una forma nuova di intrattenimento, un intreccio di musica, voci e lingue che intonano un osannah apocrifo, una ballata popolare che sovrappone alcune immagini della storia del Gesù di Nazareth alle vicende della Palestina di oggi, e che ricorda la spiritualità intensa dei racconti di Dario Fo quando frequentava le scritture o narrava la vita di Francesco d’Assisi. L’opera mette a fuoco l’universo infantile e il bambino come simbolo, delicata creatura da difendere in ognuno, anche da adulto, e canta la maternità come gioia, nella capanna o nei palazzi di cemento e lamiera, ma anche il dolore senza eguali della perdita di un figlio per mano violenta, emozioni che vibrano di accordi identici nel duemila avanti Cristo come oggi.
Si entra nella sala e uno degli interpreti legge un brano tratto dalla prima lettera di un bambino a Dio, un chiaro riferimento alla liturgia cristiana e alle lettere degli apostoli ai fedeli. Ma questo Dio stenta a farsi riconoscere, rimane un’alterità distante, invocata ma che non si palesa, mentre tumultuose si affastellano le violenze che irrompono nei fautori di una perenne strage degli innocenti.
E fa davvero impressione rileggere il percorso di Gesù di Nazareth visto dall’alto di un moderno satellite come se passeggiasse nella Palestina di oggi, dove le strade di Galilea e Samaria, i tratturi che collegavano Cafarnao a Gerusalemme diventano la West Bank con le centinaia di check point cui siamo abituati oggi.
Anche la festa delle palme, l’arrivo del Figlio della Gioia nella Città Santa avviene nel vociare di un bazar di vizi tutto contemporaneo, Babele del mondo Occidentale che in questi paesi in via di sviluppo va a cercare organi per il mercato nero della chirurgia della disperazione, o piacere a poco prezzo proprio alle spalle di un’infanzia che trova tanti modi per morire, anche restando in vita.
L’amore per un figlio però va oltre ogni dolore, riesce a farsi compassione e anche desiderio di dolce morte, per una madre che protende il seno al figlio crocifisso, perché poggi la testa e più presto riposi in pace.
Dedicato a tutti quei piccolini che sono uccisi dalla stupidità degli uomini. Dalle bombe su Gaza agli autobus di Gerusalemme. Spettacolo vincitore del premio nazionale E.T.I.–C.E.I. – Teatri del Sacro 2009
www.cristiancerersoli.it
Piemonte Movie: la settima arte a Settimo
Da questa stagione anche il cinema approda al Teatro Garybaldi con Piemonte Movie: il prestigioso festival cinematografico presenterà nel foyer, prima e dopo lo spettacolo, i più interessanti corti dei videomakers piemontesi.
Coin-action di Luca Percivalle (2009) Italia 6 min.
Seguendo in piano sequenza una moneta che passa di mano in mano, conosciamo quell’angolo di mondo che è Kars, in Turchia.
Al termine tarallucci e vino con artisti e pubblico. Apertura cassa teatro un’ora prima dello spettacolo.
Come arrivare al Garybaldi: bus 49 (a trenta metri), Stazione FS ( 5 minuti a piedi)
Informazioni prenotazioni e dettagli sui biglietti http://www.santibriganti.it/garybaldi/pdf/libretto11.pdf
www.santibriganti.it Santibriganti Teatro tel +39 – 011 – 643038 (dal lun. al ven. ore 10.30-13 14–18)
Teatro Garybaldi +39 – 011 – 19706731
santibriganti@santibriganti.it Santibriganti Teatro è