Lavoratori frontalieri discriminati. È di questi giorni la notizia che, nel determinare l’aumento di stipendio ai suoi dipendenti, un’azienda di Ascona ha comunicato che la busta paga sarà rivista al rialzo solo per i dipendenti svizzeri e non per i lavoratori frontalieri. In una lettera invitata agli italiani si motiva questa decisione con i benefici
economici che questi già traggono dal rapporto favorevole nel cambio di valuta. Mentre arrivano le prime prese di posizione dei rappresentanti sindacali dei frontalieri, l’assessore comunale al Frontalierato, Luigi Airoldi, che è già a conoscenza del problema, se ne sta interessando. «Il fenomeno, purtroppo, non è una novità – dichiara
–. Si sono già avuti casi del genere in aziende del Mendrisiotto, ma non si sono avute ricadute sul nostro territorio. Ora invece si parla di una società di Ascona, nella quale tutto il personale dipendente non svizzero è residente nel Vco. È
preoccupante che questa pratica si allarghi al resto del Canton Ticino perché è chiaro che, oltretutto in una fase delicata dell’economia e complicata nel rapporto tra le due comunità, da eccezione possa diventare regola».
L’assessore esprime una posizione ferma nei confronti di questo modo di intendere il lavoro. «Sono sconcertato e preoccupato da una simile discriminazione, che giudico molto negativamente e che condanno – commenta –. I lavoratori italiani
devono avere lo stesso salario dei colleghi svizzeri non per una questione di nazionalità, ma perché il salario si calcola sulla quantità e la qualità del lavoro, non sul cambio franco svizzero/euro. Se così fosse allora ci dovremmo aspettare,
qualora il cambio peggiorasse, un aumento?».
Della questione Airoldi ha già parlato con il sindaco di Verbania, Marco Zacchera, chiedendo un suo intervento come parlamentare. «Ho preparato un’interrogazione per fare chiarezza su questa vicenda – aggiunge Zacchera –. Dopo il caso di Balairatt c’è massima attenzione su ciò che accade oltre il confine svizzero».
Per l’Ufficio Stampa
Massimo Parma