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28/03/2011Politecnico di Torino
 
Inaugurato l'Anno Accademico
 
LA CITTA' DI TORINO ACCOGLIE CON FAVORE IL PROGETTO “SMART & SOCIAL” DEL POLITECNICO
 
Il Sindaco Chiamparino ”Da sempre grande intesa con il Politecnico e per il futuro della città occorrono ampi coinvolgimenti”
 
Il rettore del Politecnico di Torino, Francesco Profumo, ha ufficialmente inaugurato l’Anno Accademico alla presenza del prof. Ricky Burdett, docente alla London School of Economics e studioso dei modelli evolutivi delle grandi città, del sindaco Sergio Chiamparino e di alcuni candidati ad assumere la guida di Torino, Piero Fassino, Michele Coppola, Alberto Musy, in occasione delle prossime amministrative in giugno.
Il rettore ha colto l’opportunità di poter parlare contemporaneamente ad alcuni dei leader che presumibilmente governeranno la città nei prossimi anni per proporre il nuovo progetto del Politecnico, denominato “Smart & Social”, e finalizzato all’attuazione di soluzioni per i bisogni della città in collaborazione con le istituzioni. 

Profumo ha in particolare affermato “A chi tra qualche settimana avrà la responsabilità di guidare la Città l’Ateneo chiede prioritariamente i commons, i prati verdi comuni come quelli che nell’Inghilterra feudale erano preservati a favore dell’intera comunità. I nostri prati verdi sono oggi i fattori infrastrutturali, tangibili e intangibili, con cui una comunità può esprimere collettivamente capacità tecnologica e innovativa, gli innovation commons, se mi permettete l’analogia. Alla costruzione di questiultimi dobbiamo rivolgere le migliori energie e risorse.
L’Ateneo chiede alla città di non porre limite alle proprie ambizioni e di immaginarsi, come spesso è stata, il laboratorio del nostro futuro. Un futuro nel quale la dimensione metropolitana sarà il luogo privilegiato nel quale costruire un nuovo modello di sviluppo che ci consegni, alla fine di questo decennio, un Ateneo di successo in una città innovativa dove si possa vivere bene. Un modello di integrazione e non di separazione, un capitale di concordia istituzionale sui grandi temi politici, un’amministrazione aperta ed efficiente, un sistema di infrastrutture che ci riporti, anche fisicamente, in Europa. Per questa ragione vi chiedo fin da oggi di lavorare insieme a noi alla definizione della nostra agenda di innovazione, alla “social innovation agenda”, con cui intendiamo rinnovare le energie di una grande Scuola di Ingegneria e Architettura come quella che ho l’onore di guidare. Una social innovation agenda, guidata dalla volontà di affrontare problemi di rilevanza sociale, di scala diversa ma di eguale importanza: la riduzione delle emissioni attraverso le tecnologie pulite, le infrastrutture intelligenti per la mobilità, la realizzazione di modelli urbani e di abitazione più sostenibili, una sanità più efficiente, un welfare equo e tecnologico per la società che invecchia e per le persone in condizioni di disagio”.
Il Politecnico ha già mosso i primi passi verso la visione “Smart & Social”. Da un lato avviando il processo di Rendicontazione Sociale delle sue attività, dall’altro progettando nuove modalità di ascolto dei problemi della città e del territorio, secondo Profumo “I cittadini e le associazioni che lavorano per l’assistenza potranno segnalare direttamente al Politecnico problemi da risolvere connessi al vivere quotidiano delle persone in condizioni di disagio o di debolezza, cui i ricercatori del Politecnico cercheranno di dare risposta attraverso le nuove tecnologie per il sociale ed un modello inclusivo ed aperto di definizione dell’agenda di ricerca dell’Ateneo”.
Il rettore ha anche registrato alcune preoccupanti notizie diffuse internazionalmente: “Ricordo che in questi giorni il McKinsey Global Institute ha diffuso uno studio sul futuro delle grandi città del mondo, dove si concentrerà ricchezza e benessere. La ricerca dice che le città italiane saranno ampiamente scavalcate nella classifica del benessere, ma la cosa più grave è che la nostra crescita sarà modestissima e in particolare è previsto che Torino avrà una crescita pari a zero da qui al 2025, una previsione che dovrà essere smentita dal nostro lavoro”.

E’ poi seguito l’intervento del prof. Ricky Burdett, docente alla London School of Economics, che ha presentato trend e valutazioni sull’evoluzione delle grandi città del pianeta e il relativo impatto socio economico.
Secondo Burdett siamo in presenza di molte situazioni disastrose sotto il profilo urbano che conducono a gravi esclusioni sociali. Ci sono favelas brasiliane prive di acqua e di un sistema fognario che confinano con palazzi di lusso che dispongono di piccole piscine su ogni terrazzino. Abbiamo auto che corrono veloci per raggiungere l’ufficio e bambini che impiegano oltre due ore per raggiungere le loro scuole.
Burdett si è ulteriormente soffermato sulla centralità delle grandi città e dei loro problemi spiegando che il 53% delle popolazione vive nelle città e queste tendono a diventare sempre più grandi, specie in Asia, ma mancano idee e progetti per risolvere le questioni e accogliere i nuovi flussi di persone. Tutto questo mentre già ora il 33% dei cittadini vive in situazioni altamente degradate e il 75% delle emissioni di anidride carbonica della terra sono generate dalle città.
Sempre secondo Burdett il sommarsi di queste difficoltà contribuisce a creare disagio sociale e i più abbienti si isolano dai problemi con residenze accoglienti e soprattutto in grado di offrire sicurezza. Occorre intervenire nel sistema ecologico, sociale, culturale delle città per migliorarne le performance e assicurare sviluppo e benessere a chi vive nelle metropoli, sempre più centrali nello sviluppo della convivenza sul nostro pianeta.
Ma Burdett ha anche rilevato come l’esperienza di Torino ha indicato una positiva modalità per affrontare e risolvere i problemi di una grande città. A Torino, sempre secondo Burdett, la collaborazione tra le varie istituzioni pubbliche, imprese private, fondazioni e associazioni ha generato un clima di collaborazione che ha permesso alla città di avere negli ultimi anni tassi di occupazione migliori alla media espressa dall’Italia.

L’atteso intervento del sindaco Sergio Chiamparino è stata l’occasione per trarre alcune conclusioni sul modo di governare una città dopo 10 anni d’esperienza. Per Chiamparino “Ci sono tre parole chiave per iniziare il rapporto con una città: visione, ascolto, governance. Ma questo è solo l’inizio per creare le giuste premesse per far nascere dei progetti, le difficoltà vere s’incontrano quando il tutto si deve trasformare in fatti concreti”.
Secondo Chiamparino “Torino ha saputo fronteggiare più volte le difficoltà che ha incontrato, fin dalla perdita del titolo di capitale del paese. Già allora chi guidava la città ha capito dell’importanza d’investire in infrastrutture (canali, trasporti, ecc.) per superare la scomparsa di tutte quelle posizioni lavorative create dalla macchina statale e dalle forze armate”.
Il sindaco ha ricordato come Torino anche tra gli anni ottanta e novanta abbia contrastato un lungo periodo di crisi superando un’autentica emergenza occupazionale. “Ora - ha sottolineato Chiamparino – forti anche di quell’esperienza, sappiamo dell’importanza della conoscenza, intesa come capacità di collegare il mondo manifatturiero con quello dei servizi, così come sappiamo del ruolo dell’intera comunità e la capacità di essere aperti alle innovazioni e ai cambiamenti sociali”.
In conclusione Sergio Chiamparino si è dichiarato soddisfatto per i progressi fatti dalla città negli ultimi anni in tutti i settori e ha ringraziato istituzioni, fondazioni e Politecnico per la grande collaborazione e sostegno.

Nel ringraziare il sindaco per il suo intervento e per quanto fatto in questi anni per contribuire allo sviluppo del Politecnico, il rettore Francesco Profumo ha ricordato che a Torino ogni 9 cittadini c’è uno studente e quindi la centralità della formazione nel tessuto sociale è parte integrante della città. Profumo ha chiuso la manifestazione sottolineato come l’università, in ogni sua progettualità, debba avere come punto di riferimento i giovani, specie nei periodi grande difficoltà occupazionale.
 

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