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ARTE E CULTURA - BIBLIOTECHE
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07/12/2011Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura
 
presentazione 13 dicembre con Ernesto Ferrero e Caterina Bottari Lattes - TORINO
 
RITORNA IN LIBRERIA “L'INCENDIO DEL REGIO” (MARSILIO) DI MARIO LATTES (1923-2001)
 
a trentacinque anni dalla prima pubblicazione
 
Marsilio Editori riportano sugli scaffali delle librerie il suo romanzo più conosciuto, L’incendio del Regio, pubblicato per la prima volta trentacinque anni fa da Einaudi. Il libro sarà presentato martedì 13 dicembre alle ore 18 presso la Sala gioco del Circolo dei lettori di Torino (via Bogino, 9). A raccontare gli episodi, riflettere sui contenuti, illustrare lo stile e ripercorrere le vicende che hanno portato alla pubblicazione del romanzo saranno Caterina Bottari Lattes, presidente della Fondazione Bottari Lattes di Monforte d’Alba e già moglie dello scrittore, ed Ernesto Ferrero, direttore editoriale del Salone Internazionale del Libro di Torino e autore della prefazione al libro. L’attrice Irene Avataneo proporrà alcune letture dalle pagine del romanzo. Saltando con disinvoltura dal passato al presente, L’incendio del Regio mette in scena la tragica esistenza del protagonista, di ispirazione autobiografica, che non riesce a ritrovare una serena quotidianità dopo la Seconda guerra mondiale. L’io narrante parte dal ricordo dell’8 febbraio 1936 – giorno in cui il Teatro Regio di Torino viene distrutto da un violentissimo incendio –, per rispolverare i ricordi dell’infanzia e seguire il percorso della sua vita: la morte della madre alla sua nascita, i problemi dell’inserimento nel lavoro e dei rapporti con colleghi e conoscenti, il matrimonio, la nascita di una figlia. Attraverso ironia e  sarcasmo, Lattes mette a fuoco il male: non solo il male del mondo, ma anche quello che, nel proprio inconscio, il protagonista sente come punizione per la morte della madre. Quasi tutti i personaggi del romanzo sono negativi. «I suoi protagonisti – afferma Ernesto Ferrero nella sua prefazione – si raffigurano come dei borghesi inetti, al pari degli antieroi di Svevo: uomini senza qualità, incerti della propria identità, ma quasi compiaciuti di non averne una, sradicati che non sentono il bisogno di ritrovare le proprie radici». «È un film espressionista, il romanzo (soi-disant) di Mario Lattes, cosparso di figure keatoniane, come il cieco Berlot con la giacca a code. Un braciere dove va meravigliosamente in fumo l’unità di luogo, di tempo, d’azione. Un tourbillon di sequenze, di sogni, un girotondo intorno alle rovine, l’umanità e le cose sfaldatesi come castelli di carte appena sfiorati (o da sempre all’aria)». Bruno Quaranta, TuttoLibri-La Stampa, ottobre 2011.
«Un comprensibile sfogo d’autore? Non solo: sia pure in modo rapsodico Lattes tocca il tema dell’industria culturale, del ruolo e dell’identità dello scrittore e di tutto il contesto che intorno al mondo dei libri si muove». Paolo Mauri, La Repubblica, 25 novembre 2010.
In allegato il comunicato stampa completo.
 

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