Nei giorni in cui si attende la decisione della Consulta sul referendum elettorale anti-Porcellum, sperando in una decisione positiva che consenta ai cittadini di esprimersi in modo maggiormente democratico, in Piemonte la Lega nord sta mettendo in atto un vero e proprio attentato alla democrazia in relazione al referendum regionale sulla caccia. Per un quarto di secolo si è impedito ai piemontesi di esprimersi, sin dal 1987 quando nella nostra regione vennero raccolte circa 60 mila firme per abrogare alcuni articoli della Legge Regionale 60/79 sulla caccia allora vigente. Nel dicembre 2011 dopo un'estenuante battaglia legale portata avanti dal Comitato referendario, la Corte di Appello di Torino si è pronunciata definitivamente sulla legittimità del referendum. La situazione sembrava finalmente sbloccata: il referendum si doveva fare. Nel frattempo, alcune forze politiche tra queste l'IDV, hanno presentato in Regione una proposta di legge che sostanzialmente recepiva le istanze referendarie. Istanze che non sono volte ad abrogare la caccia ma ad ottenerne una rigorosa limitazione ad esempio riducendo il numero delle specie cacciabili a quattro (cinghiale, fagiano, lepre, minilepre) e vietando la caccia sul terreno innevato e la domenica. Invece due giorni fa Claudio Sacchetto, assessore regionale leghista con delega all'Agricoltura, Caccia e Pesca, ha presentato presso la III Commissione regionale un emendamento con il quale si abroga la legge regionale quadro sulla caccia, ovvero quella da sottoporre al giudizio della consultazione referendaria, di fatto rendendo operativa la legge nazionale sulla caccia del 1992 fortemente permissiva, con l'intento di approvare successivamente un'altra legge regionale anch'essa a maglie larghe. Lo stesso Assessore Sacchetto che rispondendo al question time del Consigliere Andrea Buquicchio (IDV) nel luglio 2011 garantiva che la procedura di indizione del referendum sarebbe stata espletata nel 2012.
Successivamente il Presidente della Commissione Vignale (Pdl) e l'Assessore Sacchetto (Lega) hanno affermato che c'è un problema di costi per il referendum e che la Regione ad oggi, in esercizio di bilancio provvisorio, non avrebbe le risorse. L'idea che in democrazia si possa mortificare lo strumento referendario per una questione di soldi è assurda. In ogni caso accorpando le elezioni amministrative che si svolgeranno in moltissimi comuni del Piemonte con la consultazione referendaria non vi sarebbero eccessivi costi aggiuntivi. In alternativa la Regione Piemonte potrebbe approvare la proposta di legge esistente, presentata da Andrea Buquicchio (IdV), che recepisce il contenuto del referendum salvaguardando la volontà popolare. Personalmente mi batterò affinché i cittadini non vengano espropriati di un loro diritto.
Sen. Patrizia Bugnano (IdV)