E' sottile il confine tra compromesso ed inciucio, talmente labile che a volte è facile confondersi. Tuttavia vige una regola universale per inquadrare un processo politico: il compromesso tutela l'interesse generale, l'inciucio quello di pochi. Leggendo la bozza del nuovo Piano sanitario non posso che catalogarla nella seconda definizione. Un inciucio della peggior specie. Da una parte c'è una maggioranza che aveva annunciato in pompa magna una lotta senza quartiere contro sprechi e spese inutili e adesso, non solo non procede a un'ulteriore riduzione delle aziende sanitarie, ma addirittura vuole istituire sei nuove poltrone ben remunerate con i soldi dei cittadini piemontesi. Dall'altra parte c'è il principale partito dell'opposizione che ha sempre contrastato il riordino avviato dalla Giunta Cota ed ora si trova "inspiegabilmente" disponibile a una tale soluzione, a braccetto con i promotori della fantastica ultima trovata, avallando così l'introduzione di sei improbabili “federazioni di Asl” i cui compiti e competenze sono tutt'ora ignoti, tranne una cosa, ben nota, il costo inutile di sei nuove poltrone. Sembra di capire che per mettere d'accordo due posizioni a prima vista inconciliabili si sia risolto il problema con il metodo più vecchio del mondo: istituendo nuove (ed inutili) poltrone. La cui spartizione potrebbe rappresentare il capitolo finale del più classico inciucio all'italiana. E poco conta se tale spartizione oggi non ci sarà, magari per "pudore", in ongni caso si intende creare modelli funzionali al mantenimento dello status quo. La classica filosofia gattopardiana: si cambia tutto per non cambiare niente!
E' evidente che si tutelerebbero con un siffatto modello gli interessi dei più forti che sarebbero messi nelle condizioni di piazzare gli amici degli amici in posizioni di vertice della sanità piemontese, ripeto se non oggi domani certamente. E l'interesse collettivo? Calpestato alla grande! L'istituzione di nuovi soggetti (le federazioni di Asl) di cui nessuno, fino a venerdì scorso, aveva mai avvertito la necessità e nemmeno ne aveva invocato l'istituzione, mi si dica o cos'altro servirebbe, se non alla pianificazione di modelli pro domo propria per i partiti grandi o piccoli che siano. Sullo sfondo di questa pessima operazione politica non va dimenticato il ruolo delle Aziende Ospedaliere, private della direzione e del portafoglio. Se da una parte c'è chi sostiene che si tratti di una vittoria dell'Università, dall'altra non va dimenticato che la stessa Corte dei Conti, nel suo recente parere fornito alla Giunta, sembra aver messo in luce la necessità di scorporare i presidi ospedalieri dalle Asl oltre ad una riduzione di queste ultime. Una soluzione auspicabile, puntualmente disattesa con la presentazione dell'ultima bozza del piano socio sanitario. A ciò vanno aggiunti i “buoni propositi” sulla riduzione delle spese contenuti nel piano di rientro siglato con il Ministero della salute, anche questi disattesi ulteriormente con l'introduzione delle federazioni sanitarie. Mi viene dunque da sorridere ripensando a quando qualcuno accusava il sottoscritto di essere eccessivamente ben disposto nei confronti della riforma della Giunta Cota. Ricordo che le premesse erano diverse e, fino a qualche settimana fa, si viaggiava spediti verso la riduzione delle poltrone. Adesso la direzione di marcia è contraria, e qualcuno sembra rallegrarsene. Tra questi non ci sono di certo io e nemmeno il mio partito. Convinti, oggi più che mai, che la riduzione delle direzioni generali rappresenti un vantaggio per le tasche di tutti i cittadini. E non una penalizzazione per i partiti come qualcuno sembra lasciar intendere.
Andrea Buquicchio
Capogruppo Idv
Consiglio regionale del Piemonte