Il 13 dicembre del 2006 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato il testo della Convenzione Internazionale sui Diritti delle persone con disabilità che è stato sottoscritto dal Governo Italiano il 30 marzo del 2007. Sono particolarmente orgoglioso che questo pomeriggio, in contemporanea, le maggiori città della nostra Provincia vedano riuniti i propri Consigli Comunali per adottare una medesima deliberazione di adesione a questi principi. Motivo ulteriore di soddisfazione è che, per quanto riguarda la nostra città, da sempre sensibile ai diritti delle persone meno fortunate, questo importante atto avvenga a suggello dell’attività di cinque anni del Consiglio Comunale a poche ore dall’affievolimento dei suoi poteri in vista delle prossime scadenze elettorali. Si tratta di un messaggio forte e coerente che il Consiglio Comunale esprime con questa seduta aperta alla quale è stata invitata la cittadinanza, le associazioni e quanti operano a diverso titolo nel sociale. Handicap non è bello, handicap è una parola dura, a volte drammatica, spesso pronunciata nel chiuso delle case dove tanti drammi si sviluppano, dove le lacrime poche volte lasciano spazio al sorriso, dove il futuro sembra non giungere mai ed il buio del tunnel essere infinito. Ma handicap è anche lotta, determinazione a non fermarsi, a non darsi per vinti, a battagliare, a rivendicare diritti non perché scritto nella carta Costituzionale, ma incisi nella carne, nelle coscienze, nelle anime di tante persone che non hanno voluto alzare bandiera bianca. A loro intendo dedicare questo intervento, sofferto, perché anch’io sono uno di loro, anch’io annovero in famiglia un figlio che mai ha parlato, mai ha visto, mai mi ha conosciuto, ma tante volte mi ha sorriso ed al quale dico grazie! Il diritto alla vita, sancito dalla Convenzione Internazionale, è diritto ad una vita dignitosa, rispettosa, non alla sopravvivenza o, peggio ancora, alla chiusura in un ghetto. Il diritto alla vita è un diritto pieno che le istituzioni, gli stati, le Regioni, i comuni devono soddisfare realizzando strutture, assicurando interventi, garantendo che a vuote parole si sostituiscano fatti, azioni, strutture, interventi concreti. Superare le barriere non vuol dire solo mettere un montascale, vuol dire sconfiggere i pregiudizi, non tagliare risorse, ma aiutare a vivere con piena dignità e sostenere le famiglie. Quante volte, in quest’aula, abbiamo parlato di diritti dei disabili: sempre uniti, coerenti…ma occorre che le parole siano sostituite dai fatti, che i disabili, giovani ed anziani, psichici o fisici, siano aiutati non a sopravvivere, ma a vivere e ad esprimersi, con la stessa libertà, con la stessa dignità, con la stessa passione degli altri, di quelli cui è consentito correre, parlare, vedere la primavera sbocciare o commuoversi scorgendo i lineamenti del viso della mamma e non scoprendoli solo col tatto. Aiutare le famiglie, comprendere il loro disagio, le difficoltà , le chiusure, la fatica,condividere le notti insonni, il dramma e poi, quella domanda che troppo spesso ogni genitore si pone:”Cosa succederà quando noi non ci saremo più? Chi se ne occuperà? ”. Troppe volte atti di suicidio/omicidio sono figli della disperazione del domani…non deve succedere più!
Un grazie a quanti operano nel sociale: ai tanti che lavorano nelle strutture o nell’assistenza domiciliare, ai consorzi, alle cooperative, ai lavoratori, alcuni dei quali anche a Cuneo vittime dei tagli e dei ritardi di pagamento e da oggi senza stipendio, ai volontari. A tante persone che la parola solidarietà l’hanno tramutata in atti concreti di vita senza spesso nulla chiedere se non il grazie, magari nemmeno pronunciato per che il disabile non può parlare. A questo mondo, che è anche il mio mondo, a queste persone, a chi ci sta indicando la strada per una crescita compatibile e sostenibile, nella quale l’handicap possa anche divenire una risorsa dedico questo consiglio comunale con la commozione di chi, credendo veramente in quello che sta dicendo, ritiene che oggi questo Consiglio Comunale quello delle altre città della provincia di Cuneo stiano compiendo uno degli atti più alti, più meritori, più belli della propria attività. Perché quando ci si occupa di chi soffre, di chi ha problemi, di chi vive nel dramma e nella difficoltà e si agisce a loro favore ci si avvicina, da laici o da credenti, a quell’idea di Dio che è comune a tutte le civiltà e che è propria degli esseri umani quando sanno superare le meschinità per guardare in modo libero e dignitoso alla propria essenza esaltando i valori più alti, quelli della persona e della dignità e del diritto alla vita!
Beppe Tassone