La crisi morde ogni giorno di più ed i comuni si trovano spesso soli, in prima fila, a fronteggiare le esigenze dei cittadini e anche ad assicurare interventi in emergenza. Da tempo ho segnalato questo rischio, ora la situazione è sotto gli occhi di tutti: a Cuneo, grazie all’oculatezza dell’amministrazione comunale, non è stato smantellato il sistema socio assistenziale e non si è aderito alla follia regionale che spingeva per un accorpamento con il servizio sanitario dell’ASL. E’ stata una scelta importante, assunta in assoluta responsabilità, dai consigli comunali dell’hinterland cuneese che consente ora, nell’attesa dell’attivazione dell’Unione dei Comuni, di continuare su una strada di assistenza e di fornitura di servizi essenziali che vanno incontro alle esigenze delle fasce più deboli. La difficoltà nel reperimento delle risorse, in un momento di forti tagli nei trasferimenti statali e nella latitanza quasi totale della Regione che ha occhi solo per l’area torinese, impongono ai comuni della nostra provincia una ancora più forte assunzione di responsabilità assieme con scelte che privilegino il welfare. Per fare questo è necessario reperire risorse in loco: la crescita sostenibile del territorio va vista non solo come opportunità economica ed occupazionale per la popolazione, ma anche come insostituibile fonte di risorse per assicurare la continuità in servizi sempre più necessari anche per assicurare la coesione sociale. Di qui la necessità che le amministrazioni improntino i programmi d’attività a questo inscindibile binomio: crescita economica e stato sociale, che mai come oggi, devono essere visti come le due gambe sulle quali poggiare l’attività degli enti locali. Ogni altra scelta, compresa quella che sostiene la decrescita felice, è destinata a non soddisfare le necessità dei cittadini e a colpirli proprio nel settore sociale al quale, in periodi di difficoltà, strati crescenti di popolazione si affidano.
Beppe Tassone
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