E' stata studiata una nuova tecnica per proteggere i polmoni in rianimazione dopo la morte cerebrale.
Questo nuovo metodo permette di raddoppiare il numero di polmoni disponibili per il trapianto e di diminuire la mortalità post – trapianto stesso. La scoperta verrà pubblicata sulla prestigiosa rivista internazionale Jama, con embargo alle ore 21 italiane di martedì 14 dicembre 2010.
Il nuovo protocollo è stato sperimentato con successo in 11 terapie intensive italiane ed 1 spagnola, coordinate dal Dipartimento di Anestesia e Rianimazione universitaria dell'ospedale Molinette di Torino, diretto dal professor Marco Ranieri.
Si stima che prima di questa nuova tecnica solamente il 15 - 20% dei polmoni venisse utilizzato prelevandolo dai pazienti donatori di organo. Questo era provocato dal fatto che durante le 6 ore di osservazione dopo la morte cerebrale avvenisse un deterioramento dell'organo polmone, perchè nelle terapie intensive non è mai stato adottato un protocollo di protezione dei suddetti delicati organi, al contrario invece di quanto viene fatto per tutelare gli altri organi (rene, cuore, fegato). Infatti solo il 18% dei polmoni veniva trapiantato a fronte dell'82% dei casi in cui si deteriorava a causa della tecnica di ventilazione convenzionale utilizzata nelle terapia intensive.
Considerato il significativo calo generale di donazioni e di conseguenza di trapianti avvenuto nell'ultimo anno in Italia ed in Europa e soprattutto considerate proprio le difficoltà nel reperire da sempre organi polmone da trapiantare anche per i suddetti motivi, ecco che questa diventa una svolta sostanziale nel campo trapiantologico. Infatti prima di questa notizia la mortalità dei pazienti in lista d'attesa di trapianto di polmone era più del doppio (15%) rispetto a quella di altri organi salvavita, quali cuore (7%) e fegato (7%).
Lo studio nelle 12 terapie intensive è durato dal 2004 al 2009 ed è stato effettuato su 118 pazienti. 59 sono stati trattati con la precedente strategia di ventilazione convenzionale che non prevedeva la protezione dell'organo nelle 6 ore di osservazione dopo la morte cerebrale. Gli altri 59 sono stati trattati con il nuovo protocollo di trattamento clinico protettivo per prevenire il deterioramento dell'organo utilizzando un sistema di ventilazione “più dolce”, ovvero pressioni più basse di ventilazione per non rovinare l'organo. Così sono stati raddoppiati i polmoni utilizzabili per il trapianto, passati da 16 nei primi 59 con la vecchia tecnica convenzionale a 32 negli altri 59 con il nuovo protocollo protettivo, con relative percentuali di utilizzo passate dal 27% al 54%.
Grazie a questa tecnica sono significativamente migliorati anche i risultati relativi ai riceventi dei suddetti organi, ovvero chi ha ricevuto un polmone trattato con la vecchia tecnica convenzionale è stato ricoverato in terapia intensiva nel periodo post – trapianto per 12 giorni al contrario dei soli 8 giorni di ricovero di coloro che hanno ricevuto un polmone trattato con la nuova tecnica protettiva. E la sopravvivenza a sei mesi per il primo gruppo è del 69% (11 su 16), mentre passa al 75% (24 su 32) per il secondo. E la nuova tecnica non ha inficiato minimamente il numero di utilizzo degli altri organi da trapiantare (reni, fegato, cuore).
Tutto questo grazie all'uso della nuova strategia di trattamento clinico protettivo per evitare il deterioramento dei polmoni nelle 6 ore di osservazione dopo la morte cerebrale, permettendo così di raddoppiare il numero di organo utilizzabili per il trapianto e di diminuire la mortalità post – trapianto stesso.