A metà dicembre 2010 è stato eseguito un trapianto renale da donatore vivente AB0 incompatibile, cioè con incompatibilità di gruppo sanguigno tra il donatore ed il ricevente, presso il Centro Trapianti renali dell’Azienda Ospedaliera-Universitaria San Giovanni Battista – Molinette di Torino.
Nel caso specifico la moglie (48 anni) di gruppo A ha donato il rene al marito (58 anni) di gruppo 0, affetto da insufficienza renale a causa di una “glomerulonefrite”, in trattamento dialitico da quasi due anni ed in lista di attesa per trapianto da donatore cadavere dall’ottobre 2009.
Dopo l’intervento l’organo trapiantato ha ripreso immediatamente la sua funzione, non si sono avuti episodi di rigetto e, ad oggi, dopo circa due mesi, il ricevente ha un rene perfettamente funzionante che gli permette di non eseguire più la dialisi.
L’incompatibilità di gruppo sanguigno - in maniera analoga alle trasfusioni di sangue - costituisce una controindicazione al trapianto renale, poiché comporta un’immediata aggressione dell’organo trapiantato da parte degli anticorpi che ciascun individuo possiede naturalmente verso i gruppi sanguigni non compatibili con il suo (esistono gruppi sanguigni di tipo A, B, AB e 0 e le persone hanno anticorpi diretti o contro il gruppo B o A o contro entrambi). Tale aggressione determina una reazione di rigetto immediata molto grave con perdita irreversibile della funzione renale. Affinché ciò non avvenga è necessario sottoporre il ricevente ad un trattamento cosiddetto di “desensibilizzante” (vale a dire di rimozione degli anticorpi potenzialmente dannosi al trapianto), che ha inizio circa un mese prima dell’intervento e che si basa sia sulla somministrazione di nuovi farmaci immunosoppressori, che bloccano la produzione di questi anticorpi, sia sull’uso di “aferesi” (tecniche di trattamento del sangue), che sono in grado di rimuovere in modo selettivo gli anticorpi diretti contro il gruppo sanguigno estraneo. Proprio questo particolare protocollo, sviluppatosi negli ultimi anni, è quello che è stato adottato a Torino. Condizione molto importante è che il trapianto venga eseguito quando gli anticorpi sono stati quasi del tutto eliminati dal sangue del ricevente. In questo caso il trapianto AB0 incompatibile ha le stesse probabilità di riuscita e durata nel tempo di un normale trapianto con compatibilità di gruppo sanguigno.
Dal punto di vista chirurgico non vi sono differenze con i normali trapianti di rene.
Il trapianto renale è stato eseguito dai chirurghi vascolari Piero Bretto e Claudia Melloni e dall’urologo Omidreza Sedigh, mentre il prelievo è stato effettuato dagli urologi Lorenzo Repetto e Giovanni Pasquale, utilizzando la tecnica laparoscopica, anestesisti Guido Sansalvadore e Maurizio Lanfranco. Il paziente è stato seguito dalla dottoressa Giuliana Tognarelli, responsabile del programma di trapianto renale da donatore vivente presso il Centro Trapianti renali, diretto dal professor Giuseppe Paolo Segoloni.
Fondamentale per il trattamento desensibilizzante è stata la collaborazione con il dottor Valter Tassi e la dottoressa Tiziana Rossi della Banca del Sangue delle Molinette ed il Centro Regionale Trapianti, diretto dal professor Antonio Amoroso.
A causa della ridotta disponibilità di donatori cadavere, l’utilizzo di donatori AB0 incompatibili, che rappresentano circa il 20-30% dei potenziali donatori da vivente, potrebbe essere una svolta e contribuire ad aumentare il numero di trapianti da donatore vivente che in Italia è ancora attualmente molto basso (circa 5-6%). Oltre a questi vantaggi clinici e sociali, si deve tener conto che, anche sotto l’aspetto economico, la possibilità di potenziare l’opzione trapianto di rene rappresenta una fonte di risparmio. Infatti, anche se il costo di questa metodica è più elevata del trapianto standard, permette un abbattimento dei costi altamente significativo rispetto al trattamento dialitico.
L’Addetto Stampa
Pierpaolo Berra