Mercoledì 29 giugno, alle ore 18, presso la sala consiliare del Comune, si terrà la presentazione del libro di Paolo Nesta “La chiesa di San Giovanni di Avigliana” edizioni Graffio. Partecipano all’appuntamento, oltre all’autore ed al gruppo di ricerca, il sindaco di Avigliana Carla Mattioli e l’assessore alla cultura Angela Bracco.
di Paolo Nesta
«La ricerca, attraverso le fonti documentarie, ha permesso di accertare che anche nel caso del San Giovanni aviglianese valgono le considerazioni formulate da Grado Merlo nel 1987 per Sant’Ilario di Voghera – cui si fa riferimento a p. 19 e alla nota n. 12 – il centro del potere ecclesiastico del priorato di San Pietro (e della prevostura del Moncenisio), nel corso del XIII secolo, per precise ragioni storiche – il noto processo: “villa circa castrum restringere” - si sposta in San Giovanni. Quest’ultima, dalla precedente destinazione a luogo di culto marginale, si trasforma in sede istituzionale del priorato e, dal Trecento, diviene anche sede del titolare della prevostura. L’ormai periferica San Pietro – col capovolgimento dei ruoli – è emarginata a chiesetta cimiteriale.
L’analisi documentaria si è rivolta ad accertare:
- il progressivo e costante radicamento dell’ente canonicale nel Borgo Nuovo di Avigliana, anche sottoforma di sempre più consistenti acquisizioni patrimoniali in beni terrieri ed immobili, almeno fino ai primi decenni del XVI secolo
- i suoi sempre più intensi legami con le famiglie dell’emergente “borghesia” produttiva del Borgo Nuovo e attiva intorno al castello sabaudo, consolidati dalla diffusa pratica della “recordancia”, su cui si fonda la proliferazione delle cappelle private, a partire dai primi decenni del XIV secolo in San Giovanni
- l’avvicendamento delle intitolazioni e dei patronati privati nella navata – riassunto nella tabella alle pp. 63 – 67, dal Trecento in poi
Il capitolo “Il XVI e il XVII secolo” tenta di mettere a punto il passaggio dalla gestione canonicale e del sistema della prevostura alla formazione postridentina dell’ente parrocchiale
Lo studio dei documenti è stato utile:
- per mettere a punto una interessante serie di chiarimenti sulla storia architettonica del monumento, riletta attraverso le tracce edilizie, che ancora sopravvivono alle radicali trasformazioni tardoseicentesche
- non mancano indizi – attorno alla antica base del campanile, suscettibili di eventuali indagini archeologiche - pp. 75 –
– si accenna alla preesistente chiesetta di San Nicola, con la sua unica testimonianza documentaria del gennaio del 1300
- ci si sofferma su un importante documento importante, quello del 3 novembre 1447 - di cui si dice a p. 39 e 72-73 – che riguarda direttamente il momento da cui prende avvio la costruzione dell’attuale atrio - (intorno a quell’anno si provvede al prolungamento di due campate del vano della navata) - il che comporta il rifacimento, più avanzato verso ovest, dell’antica facciata. Ma le conseguenze che apporta riguardano direttamente la datazione (post quem) di:
- la facciata nuova, con l’affresco della lunetta – p. 99
- il ciclo dei capitelli esterni ed interni – pp. 91 – 95 – con notevoli suggestioni borgognone (e a loro volta diversi da quelli, anticamente impiegati nella vicina chiesa della Trinità, degli Umiliati, di qualche decennio precedenti (intorno al 1420 – 30) e, invece, non estranei a modelli nordico-renani
- i riquadri affrescati dell’atrio – pp. 97 – 105 – tra cui si riconoscono precoci (intorno al 1447 – 52) testimonianze della bottega dei Serra (Bartolomeo Serra); (per affinità, si pubblicano anche particolari degli affreschi, in corso di restauro, della chiesetta di San Bartolomeo, presso il lago Piccolo di Avigliana, antica dipendenza della Sacra)
Un altro capitolo interessante (pp. 109 - 148) è offerto dallo studio e dalla pubblicazione sistematica (per la prima volta a colori), a cura di Mauro Cortelazzo, dell’intera serie dei bacini di primo Trecento che adornano il campanile
Dal saggio sui dipinti cinquecenteschi, a cura di Fabrizio Fantino – meritevole in ogni sua parte, per la puntuale e accuratissima sistemazione delle opere presenti in San Giovanni, di Defendente Ferrari e bottega, Gerolamo Giovenone e lo pseudo Giovenone – spiccano alcune questioni:
- L’aver riportato l’attenzione sulla santa martire del Museo Canonica di Roma, di certa provenienza aviglianese – p. 157
- l’analisi del Polittico dei santi Crispino e Crispiniano (pp. 162-165) e, in particolare intorno alla questione della data apposta (1535) e, invece, della sua datazione, ricondotta da Fabrizio Fantino al 1525-30, anche con il ricorso alle informazioni raccolte attraverso le indagini riflettografiche di Paolo Triolo (condensate nel saggio successivo – pp. 179-197)
- il nesso tra i trittici e le tavole e il contesto delle istituzioni ecclesiastiche aviglianesi, con solide ipotesi sulla loro provenienza, in San Giovanni, in particolare dalla chiesa agostiniana, dopo la soppressione napoleonica del 1801
Lo studio di Paolo Triolo con il ricorso alle riflettografie è stato esteso, per stabilire utili confronti, anche alla tavola defendentesca con l’Adorazione del Bambino (1511) e consiste, in assoluto, nella prima occasione – veramente sorprendente per gli esiti - cui siano state sottoposte quelle opere all’indagine IR, importante per chiarire le differenze nel ductus pittorico dei diversi maestri (Defendente Ferrari, Gerolamo Giovenone e il cosiddetto Pseudo Giovenone)
Seguono le indagini, ordinate all’interno della navata, cappella per cappella e a partire dall’area del presbiterio, per giungere, secondo un percorso orario, alla bussola, alla cantoria e al soprastante organo di Antonio Bruna, senza trascurare i frammenti di un capolavoro di intagli lignei di primo Cinquecento, pertinenti ad una bottega nordica e più tardi ricomposti a costituire la balaustra del pulpito
Esse sono poi state utili nel ricomporre la storia degli avvicendamenti di intitolazione e di patronati, su ciascun altare e per delineare il percorso delle trasformazioni delle pratiche devozionali, dai culti tardomedioevali all’affermazione della ritualità postridentina e di quella ottocentesca
In particolare, si segnala che il capitolo dedicato alla Cappella del Beato Cherubino Testa, la cui testimonianza spirituale rimane viva nella memoria devozionale aviglianese – oltre a ripercorrere le tappe materiali pertinenti all’erezione di quell’oratorio, è corredato di una scheda in cui si ricostruiscono le tappe, a partire dal 1609, della lunga pratica di beatificazione, finalmente giunta a conclusione nel 1865
Inoltre è stato possibile ricostruire la consistenza della “quadreria” sei-ottocentesca, che impreziosiva la navata e gli altari, parte della quale oggi è purtroppo scomparsa, in seguito al furto del 2003; ci si augura che la pubblicazione della relativa documentazione fotografica, precedentemente realizzata, possa contribuire alla restituzione del maltolto.
Lo studio di Maria Paola Ruffino fa il punto sulle testimonianze conservate nel superstite fondo di paramenti sacri, di cui evidenzia la consistenza quantitativa e la particolare natura qualitativa, distribuita tra il XVII e il XIX secolo
Lo studio della chiesa di San Giovanni di Avigliana si conclude con un escursus sul fondo dei vasi sacri, in cui sono raccolti argenti e manufatti distribuiti tra il XVI e la prima metà del XX secolo
Il volume, di complessive quattrocento pagine, è completato dalla bibliografia e da una appendice documentaria, in cui alle trascrizioni delle visite pastorali segue una selezione di atti, considerati tra i più significativi, provenienti da numerosi fondi archivistici, tra i quali l’Archivio di Stato di Torino, l’Archivio Arcivescovile di Torino, l’Archivio Storico Comunale di Avigliana e l’Archivio Parrocchiale di San Giovanni».