L'Italia dei Valori ha sempre espresso una posizione chiara sulla questione Tav in Valle di Susa. Sin dal secondo governo Prodi ha sostenuto la fondamentale importanza della realizzazione di opere strategiche per lo sviluppo ed il potenziamento dei trasporti nella nostra regione. E tra queste rientra anche il collegamento ad alta velocità tra Torino e Lione e nelle altre città italiane. Proprio l'allora Ministro alle Infrastrutture Antonio Di Pietro stralciò l'opera dalla Legge obiettivo per facilitare il confronto con i cittadini della Valle di Susa. Un intervento che ritengo meritorio ai fini dell'approfondimento e di un dialogo pacifico e democratico tra Istituzioni e popolazioni interessate.
Non abbiamo aderito, nemmeno in passato, a manifestazioni come quella di domenica scorsa; non marciamo, nè marceremo mai, al fianco dei Black bloc; non tolleriamo, nè tollereremo mai, le violenze contro le Forze dell'ordine e non pensiamo, nè abbiamo mai pensato, che tutti i valsusini siano degli "eroi".
Sono semplicemente persone che vogliono tutelare il proprio territorio ed esprimono legittimi interrogativi ai quali la politica non ha ancora fornito risposte adeguate. Ad esempio non è ancora chiaro perché si renda necessaria l'opera a fronte di una domanda di trasporto, passeggeri e merci, che nell'ultimo decennio non ha fatto registrare nessun aumento. E soprattutto, perché a differenza di altri paesi europei, come per il tunnel sotto la Manica, non si trovano capitali privati per finanziare l'opera. E' leggittimo preoccuparsi di questi aspetti, così come dei costi dell'opera destinati inevitabilmente ad aumentare.
Ritengo che a queste domande la politica abbia un solo obbligo: fornire risposte convincenti prima di effettuare investimenti così ingenti per un paese con un preoccupante debito pubblico.
Il ruolo dell'Osservatorio, nonostante gli enormi e meritori sforzi profusi, ritengo non sia stato sufficiente, se decine di migliaia di cittadini e molti amministratori locali hanno manifestato pacificamente in Val di Susa.
Penso infine che l'aspetto tecnico ed amministrativo, qualora vi siano scadenze inderogabili, debba in questa fase trovare spazi attuativi con un ausilio sempre maggiore della politica e minore della forza pubblica.
Si rende necessaria dunque una nuova, e possibilmente breve, stagione di dialogo complementare e simultanea all'avvio del cantiere esplorativo. Perché le grandi scelte non possono essere imposte con i manganelli, e perché senza un'adeguata informazione e condivisione del progetto si corre il rischio di dare forza ed argomenti alle frange violente della protesta.
Il Capogruppo IDV in Regione
Andrea Buquicchio