L'interezza non è il mio forte torna ospite del cartellone del teatro Araldo con lo spettacolo Una storia da non raccontare. Le parole cantate e le parole parlate di De Andrè, per dare corpo ad alcuni personaggi nati dal suo immaginario: i "dannati della terra", individui confinati ai margini della società perché ritenuti scomodi e diversi. Nessun intento celebrativo, o retorico omaggio. Piuttosto l'impegno di ridare voce ad alcuni dei contenuti più attuali e dirompenti delle sue canzoni. A dispetto degli innumerevoli tentativi di disinnescarne la portata , messi in atto da intellettuali benpensanti d'ogni schiera. La sua critica spietata alla società dello spettacolo e del potere, alla retorica borghese e alle strumentalizzazioni della cultura. La scelta di guardare il mondo attraverso gli occhi degli emarginati, di coloro che si comportano diversamente dalla maggioranza, a cui il potere in ogni epoca ha cercato di togliere dignità e voce con la violenza e l'ipocrisia.
Un'osteria. Dove si incontrano emarginati. Chi per scelta, chi perché è stato cacciato dai funerali pomposi che stanno bloccando la città. Diecimila persone assiepate in piazza ad assistere. E' il 13 gennaio 1999.
Uno spettacolo di dialoghi e canzoni. Di pregiudizi e dignità. Di sfacciataggine sboccata e ironia pungente.
Sui dannati della terra, emarginati perchè diversi. Perchè non conformi alle regole del conformismo dalla falsa morale. Perchè iscritti all'anagrafe come maschi o femmine, ma ingabbiati da uno scherzo del destino che gli ha dato il corpo sbagliato, diverso dalla loro sensibilità. Perchè non rispettano le leggi scritte ed implicite, senza far del male a nessuno, difendendo il diritto ad assomigliare a se stessi. Perchè zingari, prostitute, poveri diavoli, non allineati. Perchè non si comportano come la maggioranza. Perchè rivendicano il loro essere "altro" rispetto ad una società omologata e omologante. Superstiti di quel genocidio culturale perpetrato dalla televisione e dalla cultura di massa. In un'epoca di nuvole che "quando si fermano sono nere come il corvo e sembra che ti guardino con malocchio". In cui il potere consumistico vorrebbe annullare gli antagonismi e poter dire che "la storia è finita". Che il motore del capitalismo "ci porta avanti/quasi tutti quanti/maschi femmine e cantanti/su un tappeto di contanti/nel cielo blu". Dal 2003 ad oggi, L'interezza non è il mio forte (http://www.interezza.it) ha messo in scena circa 40 titoli, raggruppati in progetti spettacolo diversi per tipologia e contenuto, dal femminile politico e sociale alle storia dei NoTav, dallo sguardo tagliente di Gaber a quello poetico irriverente di De Andrè, dai racconti della Diaz al G8 di Genova alle guasconerie cialtrone dei saltimbanchi che parlano di globalizzazione. Il teatro è arte sociale, civile, quella forma d'arte che si occupa e si preoccupa delle questioni degli uomini, portando sul palcoscenico frammenti di storia collettiva così come interrogativi attuali e quotidiani, non solo per raccontare fatti, ma per far riflettere nella direzione dell'impegno civile. Il teatro è per Interezza teatro civile.