Aprirà in primavera a Nichelino l’Ecomuseo dei mestieri tradizionali e della memoria. Lo ha presentato mercoledì scorso Mario Ruberi che ha firmato una convenzione con il Comune per portare avanti l’iniziativa a costo zero per le casse comunali. Avrà sede nell’edificio che si trova davanti alla piscina comunale in via Vittime di Chernobyl e sarà ad ingresso gratuito. Ruberi, appassionato di storia, ha raccolto negli anni una grande quantità di utensili e strumenti che si utilizzavano una volta in campagna. Nichelino infatti fino agli anni ’60, epoca del boom economico e dell’immigrazione, era un piccolo borgo di poco di 5mila abitanti dediti per lo più all’agricoltura. «Per la prima volta Nichelino avrò un suo museo – afferma l’assessore nichelinese alla Cultura Alessandro Azzolina – Vogliamo recuperare la memoria storica e promuoverla. Solo conoscendo il passato, si può costruire il futuro. Ringrazio Ruberi per la messa a disposizione di una struttura privata che diventerà di interesse pubblico. Il Comune non avrà oneri, se non l’apposizione di segnaletica dedicata al museo, la fornitura di una bandiera e di una targa». L’idea è di creare una struttura partecipativa. «Se qualcuno vorrà donare, o anche solo prestare per un’esposizione, uno strumento o un utensile trovato nel solaio del bisnonno, potrà farlo – continua Azzolina – Lanceremo un censimento per capire quanti ce ne sono in città. È un’occasione per non far andare persa l’eredità che il passato ci lascia. In futuro si può pensare anche a mostre tematiche, magari con gli strumenti che i tanti immigrati, che hanno contribuito all’ingrandimento della nostra città, hanno portato da casa loro. Organizzeremo anche visite didattiche delle scuole». Ruberi mostra alcuni degli oggetti che si troveranno nell’ecomuseo nichelinese: antiche chiavi che servivano a chiudere i portoni delle stalle, il corno che contiene la “mola” per falci e falcetti, raspe, schiumarole, martelli in cui si inserivano i chiodi da piantare in sicurezza, seghe a mano, bocce di bosso, capitelli lavorati in gesso, compassi, macchine del caffè precedenti alle attuali moka. Oggetti che si trovano anche oggi in molte case di campagna o montagna, ma che in città molti non hanno mai visto. «Ho anche un armonium – afferma Ruberi, 73 anni, che ha lavorato per 43 come geometra – e molto altro: dagli aratri e attrezzi agricoli alle macine caffè. Tutti utensili e strumenti recuperati con un lavoro di ricerca certosino nelle nostre campagne. Il concetto che li accomuna: è “fare economia”. Una volta nulla andava sprecato e tutto era recuperato. Credo che i tempi che stiamo vivendo ci spingano di nuovo verso questo tipo di soluzioni. Il museo sarà suddiviso in 4 stanze». Sarà aperto verso fine aprile o inizio maggio, non appena saranno stati terminati i lavori di ristrutturazione dell’edificio che dovrà contenerlo.