Non vi è nessuna logica sanitaria nello spostamento dell'Amedeo di Savoia a Settimo torinese. Una scelta che produrrebbe svariati disagi, in primo luogo ai malati. Infatti per i pazienti colpiti da patologie infettive come l'Hiv (in larga parte appartenenti alle fasce deboli) sarebbe difficile raggiungere Settimo, soprattutto in un'area scarsamente servita dai mezzi pubblici al contrario dell'attuale sede ospedaliera. Dunque spostare l'Amedeo di Savoia al di fuori di Torino produrrebbe effetti tragici per centinaia di malati e per i loro parenti. Vien da chiedersi quale circostanza abbia portato l'assessore a formulare un'ipotesi così strampalata. Nella totale mancanza di motivazioni valide, s'intravede una forzatura politica alla base di questa scelta. Se si trattasse di un accordo sottobanco sarebbe un fatto estremamente grave”.
E' quanto afferma Andrea Buquicchio, capogruppo IdV in consiglio regionale, in merito all'ipotesi di spostamento a Settimo dell'Amedeo di Savoia.
“Concordo con l'assessore alla sanità quando mette in luce le carenze strutturali dell'ospedale –prosegue Buquicchio – ma la soluzione a questi problemi non può essere il trasferimento dei servizi al di fuori della Città di Torino, all'interno di un ospedale privo dei più elementari servizi di urgenza e oltrettutto in un territorio difficilmente raggiungibile per i pazienti. La rete delle malattie infettive deve servire i pazienti acuti in un ospedale accessibile e dotato di tutti i servizi sanitari di eccellenza, e deve fornire le strutture ambulatoriali sul territorio facilmente raggiungibili dagli utenti”.