Sono state consegnate all'URP della Città di Torino più di 3000 firme: sono quelle raccolte, in quattro mesi, per la campagna “Vuoti a rendere”, a sostegno di una delibera di iniziativa popolare che propone nuove tutele per il diritto alla casa, punta all'aumento del numero di alloggi disponibili, all'abbassamento dei canoni, al rilancio dell'agenzia sociale per la locazione Lo.C.A.Re., a rendere disponibili case fuori dalla logica di mercato. E' nata in considerazione del fatto che, in città, gli affitti crescono e le speculazioni avanzano e mancano gli alloggi per troppe famiglie sotto sfratto e in emergenza abitativa.
La proposta - che prevede il censimento degli immobili sfitti e l'intervento pubblico per restituirli alla collettività attraverso azioni sui proprietari pubblici e sui grandi proprietari privati di case vuote da almeno due anni - dovrà ora passare in Consiglio Comunale, dato che ha abbondantemente superato le 1500 firme necessarie per chiedere l'avvio della discussione.
«Un risultato molto importante che è stato possibile solo grazie all'impegno e all'entusiasmo delle realtà e delle persone che hanno aderito alla campagna, organizzando iniziative di presentazione, volantinaggi nei mercati. banchetti di raccolta firme negli spazi culturali e di comunità» affermano Rocco Alessio Albanese, Erica Mangione e Davide Lovisolo, i primi tre firmatari della proposta di delibera “Vuoti a Rendere».
La campagna, però, non si ferma: i
promotori ora pensano a una fase due. Prevede una mappatura fotografica collettiva dei “vuoti a rendere” presenti in città e gruppi d'approfondimento sui metodi di censimento e sulla malagestione degli edifici pubblici. Un'attività svolta nei prossimi mesi per stimolare il dibattito pubblico sul diritto all'abitazione e sulla città che Torino vuole essere.
Lunedì 17 giugno, alle 18, è in programma un'assemblea pubblica al Circolo Kontiki, in via Cigliano 7, per discutere le prossime azioni della campagna. «Il tema della casa è molto sentito tra le persone che abbiamo incontrato, ma le dimensioni dell'emergenza abitativa sono ancora poco note e percepite in città - continuano i primi tre firmatari - Abbiamo bisogno urgentemente di soluzioni radicali per invertire la rotta degli ultimi decenni che ha visto la casa come un bene e non un diritto».