
Vittorio Arrigoni, ucciso a Gaza, a trentasei anni, poche ore dopo il suo sequestro, lo chiedeva tutti i giorni alla fine dei suoi scritti.
Ogni giorno per anni ha raccontato, con parole e immagini, indipendenti e imparziali, la vita vera e la lotta per la sopravvivenza di due milioni di persone rinchiuse a Gaza. Vittorio Arrigoni aveva scelto di stare nell’inferno di Gaza per aiutare chi da quell’inferno non poteva andarsene e rompere il silenzio indifferente sulla Striscia di Gaza, diventata un buco nero nella cronaca e nella politica, una gigantesca macchia oscura nell’etica e nella morale collettiva[1]. (Per la nota: si veda allegato).
Vittorio Arrigoni è un esempio fra i tanti volontari per la pace, che vivono nei conflitti dalla parte delle vittime, per svelare le bugie delle guerre e aiutare a superare i conflitti.
E’ un esempio di quei “corpi civili di pace” che la società civile internazionale sta cercando di mettere in funzione nei luoghi di conflitto e che la comunità politica internazionale si ostina ad ignorare, preferendo il ricorso alla forza delle armi.
L’Ufficio della Pace continuerà a far conoscere e sostenere le iniziative e i movimenti che operano con la nonviolenza nei conflitti, come l’International Solidarity Movement di cui faceva parte Vittorio Arrigoni, la prossima “Freedom flottilla” che tenterà di superare il blocco navale di Gaza per portare aiuti alla popolazione e il movimento dei giovani palestinesi di Gaza e Cisgiordania che si impegnano per l’unità e la democrazia nel loro paese. Sono loro che per primi hanno condannato il sequestro e cercato di salvare il volontario italiano.
Anche in questa occasione, invitiamo i cittadini a interiorizzare il rifiuto dell’uso delle armi e della violenza in qualunque situazione e a conoscere e praticare le alternative nonviolente.
“Restiamo umani” ha sempre ripetuto Vittorio Arrigoni. A qualunque latitudine, facciamo parte della stessa comunità. Ogni uomo, ogni donna, ogni piccolo di questo pianeta, ovunque nasca e viva, ha diritto alla vita e alla dignità. Gli stessi diritti che rivendichiamo per noi appartengono anche a tutti gli altri e le altre, senza eccezione alcuna.
Restiamo umani, anche quando intorno a noi l’umanità pare si perda.
Il Comitato di Gestione dell’Ufficio della Pace
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