Venerdì 11 giugno 2010 alle ore 21, presso l’Aula Magna dell’Accademia di Medicina di Torino in via Po 18 (1° piano), si terrà l'undicesima seduta scientifica dell'anno 2010 dell’Accademia di Medicina di Torino. Sarà la seconda seduta dedicata all'amianto e patologie pleuro-polmonari dal titolo: “Gestione clinica integrata del mesotelioma pleurico”. Relatori saranno il professor Piero Borasio (direttore del reparto universitario di Chirurgia toraco – polmonare dell'ospedale San Luigi di Orbassano) ed il professor Giorgio Vittorio Scagliotti (direttore del reparto universitario di malattie apparato respiratorio ad indirizzo oncologico dell'ospedale San Luigi di Orbassano). Le sedute sono pubbliche. Info: www.accademiadimedicina.unito.it.
Il mesotelioma maligno della pleura costituisce circa l’80% di tutte le forme di tumore mesoteliale, mentre quello peritoneale ne rappresenta il 15-20% e le altre forme, quali quelle della vaginale del testicolo, sono estremamente rare. Negli Stati Uniti si registrano circa 3000 casi di mesotelioma ogni anno ed il rapporto fra maschi e femmine è pari a 5:1. Una delle caratteristiche ormai acquisite di tale patologia è il lungo periodo di latenza tra l’esposizione alle possibili cause e la comparsa della malattia, che può andare da 20 a 40 anni. L’età più colpita è attorno ai 60 anni. I pazienti che ne sono affetti hanno una sopravvivenza media dal momento della diagnosi che va dai 5 ai 18 mesi ed essa è in stretta correlazione con le caratteristiche microscopiche del tumore e con l’estensione del tumore al momento della diagnosi.
Il mesotelioma è una delle patologie tumorali in cui è stata chiaramente dimostrata una stretta correlazione con i fattori che ne sono la causa, prima tra queste l’esposizione alle fibre di asbesto o amianto. Le fibre di amianto, disperse nell’aria, sono estremamente sottili e penetrano attraverso le vie respiratorie, in base alla loro lunghezza (fino a 50 μm) ed al loro diametro: le fibre con diametro inferiore a 0,5 μm possono raggiungere gli alveoli polmonari.
Molto spesso si giunge alla diagnosi quando già la malattia è in fase avanzata sia perché i sintomi clinici spesso vengono sottovalutati o misconosciuti sia perché è difficile correlarli con una esposizione ad una sostanza nociva che sia avvenuta così tanti anni prima.
Per ottenere la diagnosi di mesotelioma è necessaria una biopsia, ovvero il prelievo di un piccolo frammento dalla sede della malattia che viene poi inviato al patologo (un medico specializzato nella osservazione al microscopio delle cellule neoplastiche) ed a cui viene poi affidato il compito di formulare la diagnosi definitiva. Non sempre è facile poter ottenere subito una diagnosi e spesso è necessario avviare alcune colorazioni specifiche (immunoistochimica)
I cardini terapeutici sono rappresentati dalla chirurgia, dalla radioterapia e dalla terapia sistemica. Quando la malattia è individuata in stadio iniziale (ovvero quando i linfonodi non sono coinvolti dalla malattia né ci sono localizzazioni a distanza o metastasi) ed il paziente è in discrete condizioni generali è in via di principio ipotizzabile un approccio multimodale, con una prima fase in cui la chemioterapia ha l'obiettivo di rallentare la crescita del mesotelioma e favorirne una riduzione volumetrica ed una seconda fase in cui viene coinvolto il chirurgo per rimuovere la malattia.
L’intervento chirurgico di elezione è l’asportazione completa di polmone, pleura e linfonodi (pleuropneumonectomia), anche se esso deve essere effettuato da chirurghi particolarmente esperti in questo tipo di intervento, poiché esso comunque richiede un particolare impegno ed è gravato da una significativa possibilità che possano crearsi delle complicanze operatorie e postoperatorie. In mani esperte è certamente un approccio importante ed ha consentito di aumentare la sopravvivenza dei pazienti. Purtroppo tale opportunità terapeutica è perseguibile in una esigua minoranza dei casi diagnosticati. Non sono candidabili a tale approccio pazienti con fattori prognostici sfavorevoli come quelli in scadenti condizioni generali, con comorbidità importanti e con istotipo non epitelioide.
Nelle forme di mesotelioma in stadio avanzato il trattamento di riferimento è la chemioterapia. I farmaci utilizzati in passato non hanno mai consentito di ottenere una riduzione della malattia in misura superiore al 15% dei casi con un modesto miglioramento dei sintomi clinici, della sopravvivenza dei pazienti stessi e spesso sono stati gravati da importanti effetti collaterali che ne hanno limitato l’impiego.
Più recentemente nuove molecole sono state introdotte nella pratica clinica e tra queste va particolarmente ricordato il pemetrexed, un agente chemioterapico appartenente alla classe degli antifolati. Quando il pemetrexed è stato utilizzato da solo, a fronte di una tossicità molto contenuta, ha consentito alla metà dei pazienti di superare l’anno di sopravvivenza. La sua associazione con il cisplatino ha migliorato mediamente la sopravvivenza di tre mesi rispetto a quanto osservato nei pazienti trattati con cisplatino quale singolo farmaco.
Il professor Borasio nell'ottobre 2003 scrisse sulla “Rassegna di Oncologia Toracica”, citando un lavoro di Harvey Pas: “Nulla esaspera il chirurgo toracico più del confronto con il mesotelioma. Il chirurgo è un eterno ottimista e questa malattia ha bisogno di ottimisti con buone idee. Ne esiste qualcuno?”. Da quella data i miglioramenti sono stati molto lenti e si è imparato a personalizzare meglio le cure ed a combinare con maggiore razionalità i vari presidi disponibili. Per quanto riguarda le speranze future si stanno continuando gli studi sulle possibilità di impiego della BNCT (Boron Neutron Capture Therapy). Si tratta di studi ancora in fase iniziale e puramente sperimentale.
|