Venerdì 29 giugno prende il via ufficialmente al Teatro Le Serre di Grugliasco (Torino) la 11° edizione del Festival Internazionale Sul Filo del Circo Contemporaneo con lo spettacolo dell'imponente compagnia gitana Cirque Romanès, portato in scena dalla famiglia Bouglione Romanes, zingari di origine piemontese francesizzati con sede a Parigi dove dispongono di uno chapiteau permanente che ospita i loro spettacoli.
Il Circo Romanès conquista perché restituisce l'immagine più pittoresca e autentica del mondo circense gitano. Il bisnonno Romanès, durante gli anni della prima guerra mondiale, girava di villaggio in villaggio con al seguito tre donne, una schiera di bambini e un orso. Il nipote Alexandre a venticinque anni aveva abbandonato il circo di famiglia per cercare altre strade, ma dopo vent'anni scopre che l'arte circense ce l'ha nel sangue e, con la compagna Délia, torna a fare il circo, ottenendo un successo straordinario.
Quello di nonno Romanès era uno spettacolo povero e rudimentale, ma proprio per questa sua semplicità era circondato da un'aura di poesia e di puro e semplice senso di libertà. È questa atmosfera affascinante che Alexandre vuole ricreare. In pista c'è tutta la famiglia, dai vecchi ai bambini. Ci sono la donna boa, i trapezisti, i contorsionisti, l'equilibrista sul filo, la danzatrice con gli hula hop. Sempre presente la meravigliosa musica dell'orchestra gitana guidata dalla voce di Dèlia. I numeri si succedono spontaneamente, senza l'artificiosità dello spettacolo studiato e costruito. È una festa. Una calda e gioiosa festa di famiglia, di quelle dove ci sono canzoni improvvisate, giochi, vino, corse di bambini attorno al tavolo e allegria. Lo spettatore ci si trova in mezzo e diventa inevitabilmente parte di quel calore accogliente, sente la pura libertà dei Romanès.
Il segreto del successo di questo circo tzigano è la sua spontaneità. È riuscire ancora a regalare ad un pubblico schiavo dell'orologio, del traffico, del cartellino da timbrare, la magia e la poesia del sapore di libertà. Quel sapore che può avere la vita di uno tzigano che se ne va in giro accompagnato da un organetto e da un orso.
"Portare a Grugliasco l'intera famiglia Romanes Bouglione comporta uno sforzo importante, ma al contempo un motivo di vanto e di orgoglio per il nostro Festival - spiega Paolo Stratta, direttore artistico del Festival - Il Cirque Romanes rappresenta un vero e proprio cult dello spettacolo popolare, un omaggio alla tradizione rom e alle origini del circo che il Festival vuole proporre in tutte le sue mille sfaccettature odierne"
Alexandre Romanès appartiene alla grande famiglia circense dei Bouglione, gitani piemontesi francesizzati (si pronuncia Boug-lione). «Veniamo dall' India, poi Afghanistan, Turchia, Grecia: siamo della tribù dei Sinti piemontesi e il cognome Bouglione l' abbiamo preso in Italia. Quasi tutte le famiglie circensi italiane sono gitane». Romanès lascia il circo di suo padre («Mi sembrava un hangar, avevamo quaranta camion, e tutti in famiglia avevano diamanti al dito e Rolls Royce. Non era per me») poco più che adolescente e si mette a fare l' acrobata sulle "scale libere" per la strada. A vent' anni incontra una poetessa francese, Lydie Dattas: per lei e grazie a lei impara a leggere e scrivere, e inizia a leggere la poesia. Un giorno del '77, mentre sta facendo il numero in equilibrio sulle scale a pioli, lo avvicina Jean Genet. Insieme progettano un circo poetico. Avrebbe dovuto durare quattro ore. Genet voleva un cavallo arabo e un cigno nero. «Non l' abbiamo mai montato, quel circo: era troppo presto per me, dopo il rifiuto del tendone di mio padre. Di Genet sono stato amico, mai amante. Fino alla fine, quando l' accompagnavo a Villejuif, nell' ospedale dei tumori. E' morto a 76 anni nell' 86». Nel frattempo Alexandre Romanès comincia a scrivere poesie. Nel '98 esce "Un peuple de promeneurs", un popolo di "passeggiatori". Nel grande e disperato campo nomadi di Nanterre (oggi smantellato) ha incontrato Delia, gitana rumena-ungherese, che ha già tre figli da un marito che se ne è andato. Avranno altre due bambine e Alexandre adotterà gli altri tre. Nel '94 montano un tendone dietro alla Place Clichy (per sei anni e fino alla morte il terreno glielo darà gratis una ricca aristocratica signora, madame Carmignani) e il piccolo Cirque Romanès inizia ad essere un punto di incontro di artisti. «Di molti non voglio fare nomi» dice Alexandre Romanès, «ma posso dire che Yehudi Menuhin veniva spesso e una volta mi disse: "Fino all' ultimo dei miei giorni non smetterò di pensare a voi"». Verso il 2003 Romanès invia a Gallimard un quaderno con le sue poesie scritte a mano. «Hanno riunito una commissione straordinaria di lettori. Ben quattro. Erano poesie di uno zingaro!». Nel 2004, la grande casa editrice le pubblica con il titolo "Paroles perdues".
Data l'importanza dell'evento, lo spettacolo sarà replicato anche sabato 30 giugno e domenica 1° luglio.
Da quest'anno i biglietti sono acquistabili in prevendita on line sul circuito vivaticket. Oppure acquistabili presso Cirko Vertigo (Via Tiziano Lanza, 31 a Grugliasco), al Puntofestival alla Cavallerizza Reale (via Verdi 9, Torino) o presso Infopiemonte (Piazza Castello, 165 Torino).
Il Festival prosegue fino al 4 agosto con 20 spettacoli e oltre 100 artisti provenienti da tutto il mondo.
Infoline 329.3121564; 011.0714488
Maggiori informazioni su www.sulfilodelcirco.com