Rimpianti per le cose non fatte, preoccupazioni per la crisi che incombe sempre più e qualche idea di rilancio da attuare, però, subito e tutti insieme, altrimenti si va sempre più giù. Questi, in sintesi, i messaggi emersi dal talk-show sulla crisi economica nell’Astigiano, organizzato martedì sera, 24 luglio, in piazza San Secondo ad Asti, da Confagricoltura. Al cospetto della chiesa intitolata al Santo patrono della città di Alfieri e del palazzo comunale, dove era in corso una seduta incentrata proprio su una variazione di bilancio, all’incontro intitolato “Un gelato per la crisi” (a pubblico e relatori nel corso del dibattito sono state offerte coppette di gelato) hanno parlato di fabbriche chiuse, lavoro che manca, negozi e artigiani in crisi, ma anche di cosa fare per uscire dall’empasse, Massimo Forno, presidente Confagricoltura, il vicesindaco di Asti, Davide Arri, Biagio Riccio (Confartigianato), Mauro Ardissone (Confesercenti) e Pier Paolo Gherlone (Confimprese).
Dal dibattito, moderato dal giornalista de La Stampa, Fulvio Lavina, è venuta fuori una fotografia in chiaro scuro dell’economia astigiana. Arri ha richiamato tutti ad adottare uno spirito costituente. «Bisogna tornare a questi valori di unità in un periodo di crisi che coinvolge tutti. Se ne esce solo collaborando tutti insieme, oltre ogni steccato». Ardissone ha tracciato un bilancio in negativo del settore commerciale: «I centri commerciali tolgono clienti ai negozi, è vero, ma da loro dobbiamo imparare in fatto di marketing e comunicazione. Soprattutto – ha detto – non è più il tempo di stare da soli. I commercianti devono unirsi per portare avanti strategie comuni. Abbiamo già perso troppo tempo».
Un segnale, quello dell’unione raccolto anche da Gherlone e Riccio.
«Ora che nell’Astigiano di fatto è scomparsa la grande industria l’adesione a reti di piccole e medie imprese con obiettivi rivolti ai mercati nazionale e estero, non solo auspicabile ma è anche una scelta strategica non più prorogabile» ha detto Gherlone. Riccio prima ha sgombrato il campo dalle accuse, sempre in auge, a artigiani e commercianti di essere evasori fiscali, «Ma quando mai! Sono cose che vanno bene per i titoli dei giornali. Nella realtà sono le microimprese che salvano il Paese. Anche nell’Astigiano questi comparti, specie quando si tratta di imprese medio-piccole, salvano posti di lavoro e redditi». Quindi Riccio ha parlato anche del blocco dell’edilizia e dell’immobiliare: «Lasciato in mano ad una oligarchia che fa il bello e il cattivo tempo» ha accusato. Forno ha portato la voce dell’agricoltura: «Nell’Astigiano, per ora, il vino tiene. Ma ci sono altri comparti che soffrono. Eppoi viviamo singolari anomalie, come il fatto che Asti città storicamente non abbia mai beneficiato di agevolazioni agricole a causa di un centro urbano grande che ha condizionato in negativo queste opportunità tagliando via tutto il grande impianto agricolo che circonda la città. Inoltre va segnalata l’assurdità di Asti che, pur dando il nome ad un vino così importante come l’Asti docg, è esclusa dalla zona di produzione e di coltivazione del vitigno moscato docg. Un’altra mazzata che potrebbe essere risolta, dando fiato all’agricoltura astigiana, superando, appunto, tutte quelle faziosità che fino ad ora hanno imbrigliato le enormi potenzialità imprenditoriali e produttive dell’Astigiano». Infine, fuori scaletta, l’intervento dell’assessore alle Politiche economiche del Comune di Asti, Marta Parodi, che appena uscita dalla seduta consigliare ha portato il suo contributo: «Questa città e questa provincia – ha detto – hanno grandi eccellenze e grandissime occasioni economiche e commerciali. Il momento storico ed economico che stiamo vivendo impone un patto tra tutti i comparti della società astigiana: politica, economia, impresa devono lavorare insieme. È l’unica via per uscire dal tunnel».