"“Tim Burton disse di aver scritto “Edward Mani Di Forbice” per esorcizzare il fatto di essere stato un ragazzino distruttivo. Il forcipe è una pinza in grado di estrarre il feto quando le cose si mettono male.
La maggior parte delle volte fa danni irreversibili. Eppure il suo scopo è buono, è fatto con ottime intenzioni. Ma lo fa male. Per questo ti chiamerò Edoardo Mani di Forcipe. Tu hai dei sentimenti buoni, delle idee generose. Ma le fai male.”
“... Conosciamo Edoardo e il suo vissuto dalle parole di Dario Benedetto, che diventano il racconto di una generazione di giovani (oggi più maturi, almeno anagraficamente) cresciuti con i film di Tim Burton e le gite al mare tra coetanei.
Ricordi e nostalgia, accompagnati dalla musica, che resta l'elemento centrale di un percorso di vita che riempie di senso la narrazione e per 45 minuti cattura efficacemente l'attenzione – e la riflessione introspettiva - del pubblico...” (Recensione da “InTeatro.it”)