ROMA, 22 GIUGNO 2016 - Inserire anche gli oli lubrificanti rigenerati fra i prodotti che, secondo il Piano d'Azione Nazionale per gli Acquisti Verdi, la Pubblica Amministrazione dovrebbe preferire per il loro minore impatto ambientale: è questa l'esigenza emersa nel corso del convegno “Materie prime seconde e acquisti verdi: vincoli normativi e opportunità imprenditoriali” organizzato a Roma nell'ambito del Forum Rifiuti.
La diffusione degli acquisti verdi in Italia copre circa il 9,3% dell'ammontare in valore degli appalti pubblici, pari a circa 11,5 miliardi di euro l'anno. Gli oli lubrificanti rigenerati, che si ottengono dall'olio usato attraverso un processo di riraffinazione, rappresentano una preziosa risorsa per l'economia circolare che comporta grandi vantaggi dal punto di vista ambientale, economico, qualitativo e della competitività. Seguendo le indicazioni fornite dalla gerarchia dei rifiuti dettata dall'Unione Europea, l'Italia avvia alla rigenerazione il 90% dell'olio usato raccolto; negli ultimi 32 anni, la rigenerazione degli oli usati ha consentito all'Italia di evitare l'importazione di quasi 34 milioni di barili di petrolio per la produzione di basi lubrificanti nuove, con un risparmio economico per il Paese quantificato in 1.350 milioni di euro. In termini di impatto ambientale, per ogni tonnellata di olio rigenerato si registra un risparmio netto del 40% di CO2 rispetto alle emissioni provenienti dal ciclo produttivo degli oli di prima raffinazione; e anche dal punto di vista tecnologico, le basi lubrificanti rigenerate hanno ormai da tempo raggiunto livelli qualitativi comparabili a quelli delle basi di prima raffinazione.
Viscolube, l'azienda leader in Europa nella rigenerazione degli oli lubrificanti usati, è presente in Italia con due stabilimenti a Lodi e a Ceccano (Frosinone) da cui si ricavano circa 120.000 ton/anno di basi lubrificanti rigenerate. Circa il 30% delle basi lubrificanti consumate in Italia sono rigenerate: è come se il nostro Paese, ogni 4 anni, non importasse nemmeno una goccia di greggio normalmente impiegato per la produzione di basi lubrificanti; eppure in Italia, e più in generale in Europa, il valore “green” degli oli lubrificanti che contengono una quota percentuale di basi rigenerate non viene adeguatamente valorizzato e i consumatori non ne sono a conoscenza.
“Qualità del prodotto, elevate performance ambientali ed elevati livelli nel recupero della materia che comportino una pressoché totale eliminazione dell'avvio a smaltimento - ha spiegato Antonio Lazzarinetti, AD di Viscolube - rappresentano i tre fattori sui quali è necessario fare leva per un utilizzo esteso delle basi rigenerate. Oggi più che mai è importante che le Pubbliche Amministrazioni diventino protagoniste dell'economia circolare, favorendo lo sviluppo di un mercato di prodotti e servizi a ridotto impatto ambientale”. Gli Acquisti Verdi delle Pubbliche Amministrazioni potrebbero quindi costituire un volano alla domanda di mercato di oli lubrificanti rigenerati, da utilizzare nel trasporto pubblico e negli automezzi dedicati al servizio d'igiene urbana e al trasporto scolastico. L'uso di oli rigenerati nei trasporti pubblici e nei servizi per la raccolta dei rifiuti potrebbe rappresentare un'opportunità per tutte le parti in causa: per gli utilizzatori, perché assicura efficienza ai motori e risparmi sui costi; per i produttori, perché al ricavo delle vendite si aggiunge una maggiore visibilità in termini di sensibilità ambientale; per la società nel suo complesso, perché si riducono gli impatti sull'ambiente.
“L'iscrizione nel registro degli Acquisti Verdi degli oli lubrificanti formulati con una certa percentuale di basi rigenerate - ha concluso Lazzarinetti - è quindi un passo fondamentale per consolidare il contributo della rigenerazione alla green economy nazionale e per migliorare l'impronta ecologica delle pubbliche amministrazioni senza perdere in qualità. Un'ottima opportunità per diffondere la cultura ambientale dei consumi e metodi di produzione a impatto ambientale ridotto, in un'ottica di economia circolare: si realizzerebbe in tal modo un importante modello di circolarità, dove la ricerca e l'innovazione tecnologica diventerebbero uno strumento per la competizione economica. L'innovazione, del resto, incidendo sulla modifica dei modelli di sviluppo, è anche uno dei principali fattori per migliorare le prestazioni ambientali di un prodotto. La sfida pertanto è quella di creare un percorso virtuoso: migliorare le prestazioni ambientali dei prodotti tenendo conto dell'intero ciclo di vita (Life Cycle Thinking), promuovere la domanda di prodotti sostenibili attraverso gli Acquisti Verdi e aiutare i consumatori a compiere scelte più consapevoli”.
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