La donna che se ne andò (The woman who left), vince il Leone d'Oro della Mostra del Cinema di Venezia 2016. Il regista è il filippino Lav Diaz. Sono quasi 4 ore (precisamente 226 minuti) di totale immersione nella storia del talentuoso cineasta filippino. Con protagonista una donna: Horacia (interpretata dall'attrice Charo Santos-Concio) condannata ingiustamente a trent'anni di prigione per un delitto non commesso, che tenta un ritorno alla vita che le riesce impossibile se non rievocando e contemporaneamente vivendo, nuove disgrazie, catastrofi e annientamenti. La Giuria di Venezia spesso premia opere difficili e audaci, cinematografie di nicchia, penalizzate da un mercato che guarda solo agli incassi, si ripromette, più o meno inconsciamente, di educare e formare il pubblico, informarlo che oltre ai film che più facilmente si vedono nelle sale c'è altro. In un periodo in cui quasi non esistono più in Italia sale d'essai, ci vuole chi sappia affrancare un tipo di prodotto cinematografico dall'omologazione consumistica.
Il film The woman who left è uno di questi. Decisamente impegnato, opera a suo modo criptica, assolutamente autoriale, girato in bianco e nero, con telecamera fissa in digitale, senza orpelli, fronzoli e ornamenti, filmato con inquadrature che durano anche diversi minuti, con un ritmo lento e meditativo accompagnato dai tipici interminabili piani-sequenza che contraddistinguono lo stile di Lav Diaz, con una precisione maniacale e un respiro poetico anche se il contenuto della storia è tutt'altro che tranquillo. Un film pensato più per intellettuali esigenti che per il grande pubblico. Diaz con una troupe composta da meno di 30 persone, contando sia i tecnici che gli attori, e un costo totale di circa 75mila euro, prevale sulle mega-produzioni americane presenti in gran numero al Lido.
“Dedico questo premio al mio Paese, ai filippini, alla nostra lotta e alla lotta dell'umanità” afferma il regista ritirando, commosso, il premio.
E' il primo Leone d'Oro che Venezia assegna ad un regista delle Filippine, rappresenta un riconoscimento nobile, che premia un film comunque capace di suscitare emozioni forti e accendere impeti appassionati sopratutto tra coloro che amano il genere ostico e cerebrale, cervellotico e complesso, e non dimenticano mai che il Cinema è Arte prima di essere industria.
Lav Diaz è un autore di talento, quasi sconosciuto al grande pubblico, ma considerato uno dei più innovativi registi degli ultimi dieci anni, molto ben considerato dalla critica e dalle giurie dei festival, visto che ha vinto molti premi cinematografici.
Il suo Death in the land of encantos ottenne, nel 2007, una menzione speciale dalla giuria di Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia. L'anno successivo ottiene il primo premio, nella stessa sezione Orizzonti a Venezia con il film Melancholia. Nel 2014 vince il Pardo d'Oro al Festival di Locarno con From What Is Before e nel 2016 vince il Premio Alfred Bauer al Festival internazionale del cinema di Berlino per il film A Lullaby to the Sorrowful Mystery.
Diaz ha un suo modo scrupoloso di intendere il cinema e gliene siamo grati. Ogni critica sui contenuti e sul valore del film, che ha vinto a Venezia, da parte dei fruitori è evidentemente ben accetta e auspicabile, ma opinabile e personale.
Per quanto riguarda la durata ogni critica alla lunghezza è un pretesto, anche Via col vento durava 4 ore. Alberto Barbera, il direttore artistico della Mostra, afferma “La durata di un'opera è ormai una convenzione, c'è un sacco di gente abituata a consumare serie TV tutte in una volta e lì sono ore e ore, molte di più di quattro. Ha senso oggi porsi problemi di questo tipo? Se continuiamo a ragionare usando convenzioni di un altro secolo non andremo da nessuna parte. L'unico spartiacque è quello che separa i film belli dai film brutti”.
Alcuni film del cineasta filippino durano anche sei-sette ore e Death in the Land of Encantos, ne dura nove. Questo è il diciannovesimo film di Diaz e, in confronto agli altri è molto più breve.
Non si sa ancora se sarà distribuito in Italia, ma se durasse anche due ore di meno credo che non ci sarebbe lo stesso la fila alle casse.
The Woman Who Left è ambientato nel 1997 e sullo sfondo della storia presenta anche cose che riguardano le Filippine di quegli anni, la morte di Madre Teresa di Calcutta e della principessa Diana.
Pierluigi Capra
Fotografia di Gabriele Trevisan