CHIERI, 8 gennaio 2018. Corridoi affollati, persone in attesa sulla barella e personale al collasso.
È questo il panorama che si sono trovati dinnanzi, questa mattina, i membri dell'associazione "Adelina Graziani", durante il blitz al pronto soccorso dell'Ospedale Maggiore di Chieri.
Una situazione al limite che mette in ginocchio la sanità del Chierese: «Purtroppo Chieri non è un caso isolato - commenta Rachele Sacco vice presidente dell'associazione - Queste sono le condizioni in cui imperversano molti ospedali della Regione e non solo».
Alla base del problema c'è la mancanza di personale e i sempre minori investimenti negli ambiti territoriali aggravati dalla pandemia influenzale che ha colpito in queste settimane migliaia di cittadini intasando i pronti soccorso: «La responsabilità non va attribuita al personale o all'emergenza influenza - marca Sacco - Va invece identificata nelle pessime strategie regionali. L'assessorato alla Sanità della nostra Regione non sta pensando ai territori, non c'è lungimiranza. Non è possibile che basti un picco influenzale perchè non si possa più accedere all'ospedale. Quando siamo arrivati questa mattina al Maggiore di Chieri lo scenario era davvero critico.
C'erano barelle e pazienti incastrati in ogni dove. Ammalati che ormai avevano perso la propria dignità e medici e infermieri che si facevano in quattro per rispondere a tutte le richieste».
Una situazione che l'associazione aveva riscontrato neanche una settimana fa al Santa Croce di Moncalieri: «Se i vertici regionali, se in particolare l'assessore alla Sanità Antonio Saitta, non si fanno carico delle problematiche dei territori, trovando delle soluzioni concrete alle emergenze con nuove assunzioni e migliorando il sistema di comunicazione tra tutti gli attori della sanità locale, non riusciremo a venirne fuori. Anzi, andrà sempre peggio».
Fatti che verranno messi in luce anche nel prossimo convegno, in programma a Chieri il 18 gennaio, nel quale parteciperà anche l'associazione Graziani Adelina e che avrà come tema “Ospedale Unico. Consiglio aperto: parola ai cittadini”: «Ogni anno la nostra associazione raccoglie centinaia di casi di malasanità. Molti dei quali si sarebbero potuti evitare se dai vertici ci fosse maggiore consapevolezza delle problematiche territoriali. Spesso sono errori umani causati dai turni stressanti e infiniti degli operatori, altri invece sono legati alla mancanza di servizi territoriali. Va ripensata completamente la rete sanitaria, creando centri di accoglienza primaria come cardine del processo di riorganizzazione delle cure primarie. Luoghi che hanno lo scopo di favorire l'adeguatezza, la coerenza e la tempestività di risposta ai bisogni della popolazione in tema di prevenzione. Manca l'ascolto del cittadino. Si sta sempre più andando verso l'accentramento delle cure senza riflettere che è necessario invece partire dai territori, perchè se non funzionano i servizi di base, è normale che le persone si rivolgano agli ospedali come unico punto di riferimento».