Il progetto della società Snowstorm srl che prevede la ricostruzione di una centrale elettrica a Tetti Francesi nell'ex area dello stabilimento Fiat va sottoposto a procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, in modo da valutare le ricadute in ambito territoriale connesse alla costruzione e al successivo esercizio dell'impianto e al reale fabbisogno energetico del nostro territorio. È questa la posizione che i Comuni di Rivalta di Torino, Piossasco e Volvera intendono sostenere il 15 gennaio prossimo nella Conferenza dei Servizi convocata dalla Regione Piemonte.
In quella sede i tre Comuni di presenteranno alcune osservazioni e chiederanno che vengano chiarite alcune criticità. Il progetto della Snowstorm srl presentato come ricostruzione si configura in realtà come costruzione di una nuova centrale, che avrà una potenza complessiva maggiore di quella del vecchio impianto, funzionale alle esigenze energetiche dello stabilimento Fiat, ormai dismesso da più di dieci anni. Cessate le esigenze dello stabilimento, non è chiaro a che cosa e a chi possa servire oggi una nuova centrale elettrica in zona.
L'area indicata per l'eventuale realizzazione del nuovo impianto, poi, è prossima alle zone residenziali di Gerbole di Volvera, di Tetti Pereno e del centro Laura Vicuna di Rivalta e di Regione Tetti Scaglia di Piossasco. Nello stesso sito, negli anni 1996-1997 era già stata realizzata una centrale termoelettrica di cogenerazione da “Fiat Ser.ene” (in seguito “BG Italia Power” e “Snowstorm”) e tale impianto aveva creato seri problemi di inquinamento acustico, solo in parte superati grazie ai lavori di insonorizzazione dell'edificio realizzati nel corso del 1999. Peraltro, le campagne di monitoraggio effettuate da Arpa Piemonte negli anni 1998, 1999, 2003, 2011 e 2012 hanno evidenziato che la rumorosità prodotta dalla centrale era causa di una variazione apprezzabile del clima acustico dell'area.
Come se non bastasse, nel corso degli ultimi anni il carico ambientale della zona interessata dalla possibile realizzazione dell'impianto è notevolmente aumentato a seguito dell'apertura del casello di Beinasco e dalla messa in funzione del termovalorizzatore del Gerbido.
L'area in questione, poi, non è urbanisticamente idonea a ospitare un impianto di questo tipo, come specificato dall'attuale Piano Regolatore. Nella zona è anche attualmente in corso una indagine ambientale ancora oggetto di approfondimento da parte di Arpa Piemonte e Città Metropolitana di Torino per valutare l'eventuale presenza di inquinanti nei terreni e nelle acque.
La nuova centrale avrebbe anche un forte impatto sul paesaggio. Il progetto prevede infatti la costruzione di quattro camini alti trenta metri e visibili da grande distanza, con effetti sul paesaggio agricolo rivaltase, sulle viste verso l'arco alpino, il Monte San Giorgio, la collina morenica e le sponde fluviali del Sangone.
Per questo si ritiene necessaria un'approfondita valutazione di soluzioni alternative, in grado di soddisfare un'eventuale domanda energetica del territorio.