Nome omen, più che mai. Perché il nuovo progetto portato avanti da Cifa, Ong torinese che da quasi quarant'anni si occupa di tutelare i diritti dei bambini e dei ragazzi, si chiama #iorispetto. Un hashtag che ha un peso importante, in un momento storico in cui il rispetto spesso si perde, tra haters, xenofobia e razzismo. Ne abbiamo parlato con Emanuele Russo, referente del progetto di Cifa.
Da sempre la vostra Ong si occupa di bambini. Com'è nata l'idea di questo progetto?
“Volevamo fare qualcosa per permettere ai bambini di difendersi contro il discorso d'odio. Dalla nostra prospettiva, abbiamo visto negli ultimi anni crescere in maniera esponenziale gli episodi di discriminazione e di odio nella vita dei ragazzi, in Italia. Se è vero che i casi più eclatanti riguardano gli adolescenti, è altrettanto vero che se si vuole lavorare sulla sensibilizzazione bisogna cominciare da prima, quando la situazione sembra più calma: i nostri figli sono già esposti al linguaggio d'odio, in casa, su Internet, in televisione, e ne assimilano le forme senza avere gli strumenti per decodificarlo e opporsi. Noi vogliamo costruire una società nella quale a ogni bambino venga riconosciuta la totalità dei diritti di cui è titolare, e riteniamo che i bambini stessi siano i più forti e importanti agenti del cambiamento”.
#iorispetto è un hashtag importante. A quali forme di rispetto vi riferite?
“Ci riferiamo al rispetto della persona. Delle sue origini, dei suoi valori, del suo credo, della sua dignità in quanto tale. L'obiettivo del progetto è creare un contesto sociale nel quale siano le discriminazioni e l'odio a non avere cittadinanza, non le persone. Per questo ci rivolgiamo agli studenti, ma anche ai genitori, agli insegnanti, alle scuole e alle municipalità, tra cui Torino, Milano, Albano Laziale e Palermo”.
C'è un tipo di odio che prevale sugli altri?
“Oggi si potrebbe affermare che sia l'odio verso l'origine a prevalere, ma ragionare in termini di discriminazione più o meno prevalente non aiuta a opporsi in modo efficace al problema. In realtà l'odio è un sentimento che parte dall'attribuzione a un soggetto di tutta la responsabilità per una situazione che si ritiene dannosa, di solito in termini economici. La singola fattispecie (etnia/razza, la religione, l'orientamento sessuale, altro) è di relativa importanza, per quanto sia necessario smontare pregiudizi specifici per poter costruire una narrativa diversa. Noi cerchiamo, soprattutto con i bambini - che imitano più che abbracciare un comportamento discriminatorio - di abbattere il discorso d'odio nel suo insieme, più che il singolo pregiudizio”.
I diversi tipi di odio sono agevolati da contesti sociali particolari o non conoscono stagione né età?
“Non abbiamo elementi empirici per poter affermare che, nella società attuale, un determinato contesto sia più “fertile” di un altro. Possiamo dire che negli ultimi anni i discorsi discriminatori abbiano conosciuto una stagione di particolare successo, e che questo si riflette a ogni latitudine e indipendentemente dallo strato sociale o economico”.
Concretamente, in cosa consiste l'azione di Cifa?
“Cifa coordina la rete di soggetti coinvolti nel progetto, che sono Amnesty International - Sezione Italiana, AMMI - mediatori interculturali - COREP - metodologie di teatro sociale e di comunità, ICEI - strategia Anti-Rumours e i Comuni di Torino, Milano, Albano Laziale e Palermo. Inoltre abbiamo elaborato un'unità didattica dedicata alla piramide dell'odio, ovvero la classificazione delle diverse forme di crimini d'odio che si possono commettere, e un laboratorio dedicato all'analisi del discorso d'odio sui media e i social network”.
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