Domani, martedì 16 novembre 2010, alle 15, presso la Sala Principe di Acaja – Palazzo del Rettorato (via Verdi 8/via Po 17 – Torino) appuntamento con il seminario “Il Vangelo e gli Sciamani - Una missione cattolica in Amazzonia”.
Si prevedono i saluti della prof. Adriana Luciano, direttice del Dipartimento di Scienze Sociali. Il moderatore sarà Don Ermis Segatti. Intervengono prof. Giuseppe Bonazzi autore della ricerca, prof. Alberto Guaraldo Antropologo , mons. Aldo Mongiano Vescovo Emerito dello Stato di Roraima, Brasile. L’incontro è aperto al pubblico e ai presenti sarà distribuita copia del paper in discussione
Il seminario, organizzato dall’Università di Torino-Dipartimento di Scienze Sociali e dalla Pastorale della Cultura e dell’Università-Diocesi di Torino illustra i primi risultati del progetto di ricerca della durata di
24 mesi. Si tratta di risultati parziali, ancora da perfezionare, ma che si inseriscono nel dibattito che interessa gli amministratori locali e coinvolge accademici e professionisti sulla validità del bilancio consolidato del gruppo politico locale come uno strumento utile per tutti i portatori di interessi territoriali (amministratori locali, funzionari dell’amministrazione, manager di aziende pubbliche locali, cittadini).
Giuseppe Bonazzi, professore emerito dell‘Università di Torino (Facoltà di Scienze Politiche) è stato ospite per due mesi della Missione della Consolata a Boa Vista, capitale dello stato del Roraima in Brasile. In quel periodo egli ha trascorso una settimana presso la Missione di Catrimani nel cuore della foresta amazzonica, dove vive una comunità di indios Yanomami. Una settimana è un tempo troppo breve per condurre una ricerca etnografica, ma è sufficiente per raccogliere tante impressioni di viaggio e farne materia di riflessione.
Bonazzi parte dagli aspetti più immediatamente manifesti dei costumi indios per poi affrontare aspetti e problemi meno visibili riguardanti le pratiche quotidiane e le convinzioni di quel popolo, ma anche l’opera di assistenza, di istruzione e di “addolcimento dei costumi” praticata dai Padri Missionari della Consolata.
I temi trattati sono nell’ordine: il rapporto tra nudità e senso del pudore; la condizione della donna e la fertilità; la pratica dell’ infanticidio e la lenta opera di persuasione missionaria ad abbandonarla; la maloca come abitazione collettiva e come “luogo teologico” di riti, canti e preghiere; l’opera degli sciamani e i loro rapporti con i Padri Missionari; le difficoltà e i progressi nell’ apprendimento della scrittura e del calcolo; le prospettive future e le minacce incombenti sulla vita del popolo Yanomami.
Lo scritto si conclude con una valutazione complessiva dell’ opera dei Missionari della Consolata a Catrimani:
una valutazione “laica” che non nasconde le difficoltà dell’immensa scommessa di tutelare l’identità etnico-culturale degli Yanomami nel contatto con la società dei bianchi; ad al tempo stesso la commossa ammirazione – da parte di un non credente- per la motivazione evangelica che anima i Missionari della Consolata nell’aiutare un popolo a sopravvivere con dignità nella foresta, rispettando la sua religione tradizionale.