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ECONOMIA E LAVORO Precedente  Successivo
 
30/11/2010Associazione Industriali di Novara
 
 
RIFORMA FISCALE E RISPETTO DEI TEMPI DI PAGAMENTO PRIORITARI PER LA COMPETITIVITÀ DELLE PMI
 
Resoconto dell'incontro tenutosi lunedì 29 novembre all'Ain
 
Secondo il presidente della Piccola Industria di Confindustria, Vincenzo Boccia, sono due le questioni più urgenti da risolvere per ridare competitività alle piccole imprese: «Una riforma fiscale in grado di abbassare il nostro carico fiscale complessivo, che è del 68 per cento a fronte dei 20 punti in meno della Germania, e il rispetto dei tempi di pagamento da parte della pubblica amministrazione, che a volte sembra più essere contro che a favore delle imprese».

Boccia lo ha detto durante il suo intervento all’incontro “Semplificazione: un confronto tra nuovi strumenti ed esigenze delle imprese”, tenutosi ieri sera nella sede dell'Associazione Industriali di Novara. «La congiuntura attuale – ha proseguito – vede due grandi questioni aperte: l’Europa che cresce poco e il mondo, soprattutto i Paesi Bric, che cresce più dell’Europa. Siamo in mezzo a una guerra economica, in cui lo stress competitivo per le nostre Pmi è notevolmente aumentato. Per questo motivo mai come in questo momento storico una politica per le imprese è una politica per il Paese». Boccia, durante il suo intervento, ha anche apprezzato la proposta dell’assessore regionale allo sviluppo economico, ricerca e innovazione, Massimo Giordano, intervenuto all’incontro, di istituire «un numero verde anti-burocrazia, che funzioni nei casi di emergenza, come il “118”», ricordando l'importanza dell'efficienza e della rapidità delle risposte della pubblica amministrazione alle esigenze delle piccole imprese.

I lavori, che hanno registrato anche gli interventi della dirigente dell’Unità semplificazione normativa del Ministero della semplificazione normativa, Anna Maria Barbarito, e del direttore dell’area Affari legislativi di Confindustria, Marcella Panucci, le quali hanno presentato i nuovi strumenti di semplificazione e le proposte in discussione in Parlamento, sono stati aperti dalle relazioni del presidente dell'Ain, Fabio Ravanelli, e del presidente del Comitato per la Piccola Industria dell’Ain, Carlo Robiglio.

Ravanelli ha evidenziato che «gli interventi in materia di autonomie locali e di “devoluzione” adottati sul finire degli anni Novanta hanno ridisegnato in senso federalista lo Stato senza però modificare la Costituzione. Oltre a non risolvere i malfunzionamenti della pubblica amministrazione ne hanno evidenziato ulteriori carenze. Il generalizzato trasferimento “verso il basso” delle competenze ha, ad esempio, reso evidente in molti casi l’incapacità degli enti locali di gestire in maniera efficiente determinate funzioni, come quelle relative alle attività produttive. La riforma del Titolo V della Costituzione ha offerto un’importante occasione per riordinare e razionalizzare il sistema delle funzioni pubbliche secondo principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza, ma ha anche introdotto numerosi elementi di complicazione per le imprese, prima fra tutte la moltiplicazione dei centri normativi e decisionali, dovuta a un’inadeguata e spesso poco chiara ripartizione di competenze tra Stato e Regioni. Gli strumenti introdotti hanno inoltre disatteso le aspettative a causa della disarticolazione e frammentazione del sistema amministrativo, del continuo e incontrollato inserimento di norme contenenti nuovi oneri a carico delle imprese, della disorganizzazione e del generale malfunzionamento degli uffici pubblici».

Ravanelli ha anche denunciato la «vera e propria “ipertrofia normativa” e la mole di regole poco chiare, non coordinate e generatrici di oneri sproporzionati ed eccessivi a carico dei destinatari, insieme alla proliferazione di misure che introducono nuovi oneri», che hanno praticamente vanificato gli sforzi di semplificazione compiuti nel corso degli anni. «L’Osservatorio sull’attività normativa del Governo – ha spiegato – riferisce di 7.599 misure di “complicazione” adottate negli ultimi 15 anni, a fronte di 6.385 misure di “semplificazione. I principi e le garanzie attualmente previsti dal diritto sostanziale sono inoltre, letteralmente “sacrificati” da una giustizia amministrativa lenta e disorganizzata. La disciplina processuale viene, infatti, troppo spesso utilizzata a fini strumentali, per paralizzare l’attività amministrativa. Su questo incidono negativamente anche le carenze organizzative degli uffici, spesso sottodimensionati in rapporto al numero di cause».

Carlo Robiglio ha quindi illustrato le proposte della Piccola Industria per «sciogliere i nodi scorsoi che impediscono di esprimere tutte le potenzialità racchiuse nella laboriosità, nell’ingegno, nella voglia e capacità di fare del mondo imprenditoriale». Si tratta, ha spiegato, di «tagliare e razionalizzare gli enti esistenti, e le relative funzioni, per ridurre la spesa pubblica e gli oneri a carico di cittadini e imprese; riformare la disciplina della “Conferenza dei servizi” per prevenire e superare inerzie e veti delle amministrazioni e rendere più rapidi i processi autorizzatori; trasformare lo sportello unico delle attività produttive da semplice terminale di richieste delle imprese in una struttura amministrativa che gestisce, attraverso un procedimento unico, tutte le procedure relative alle attività d’impresa; ridurre gli oneri amministrativi previsti dalle norme in tema di privacy, fisco, previdenza, appalti, lavoro e ambiente a carico delle imprese attraverso una massiccia azione di semplificazione; attuare il principio dell’acquisizione d’ufficio dei documenti richiesti nei procedimenti di interesse delle imprese attraverso la costituzione di un’anagrafe amministrativa e standardizzare le procedure e applicare tecnologie informatiche al procedimento amministrativo e nei rapporti tra privati e pubblica amministrazione, anche attraverso un’ampia diffusione della posta elettronica certificata; applicare il principio del danno da ritardo senza eccezioni e rendere inderogabili i termini previsti dalla legge 69/2009 anche per le amministrazioni che tutelano interessi sensibili; prevedere la responsabilità dei dirigenti pubblici per il mancato rispetto dei termini di conclusione dei procedimenti e introdurre la responsabilità diretta dei pubblici funzionari per i danni causati ai privati; riformare la disciplina del processo amministrativo e introdurre nuove azioni per rafforzare la tutela di cittadini e imprese».

«Dobbiamo tornare a crescere – ha concluso Robiglio – e la riforma della pubblica amministrazione è prioritaria e decisiva per restituire competitività all’Italia e rilanciare la crescita».
 

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