Quando una commedia è bella e non invecchia diventa un classico: è il caso di “Non ti pago” di Eduardo De Filippo, messa in scena sabato 5 e domenica 6 febbraio 2011 al Teatro Cardinal Massaia dalla compagnia “I Barcaioli”.
La commedia, interpretata per la prima volta l’8 dicembre 1940 al Teatro Quirino di Roma, fu definita dallo stesso Eduardo come la più comica e nello stesso tempo più tragica, in cui l’autore sfrutta situazioni popolari legate alla superstizione, alla credulità e al fatalismo.
Al Cardinal Massaia, la compagnia “I Barcaioli” - che da quasi vent’anni rappresenta mirabilmente le commedie scritte da grandi autori quali Armando Curcio, Peppino e Eduardo De Filippo - inscena questa farsa in tre atti con quindici attori sul palco, diretti da Gigi Nigro e Fulvio Trivero. Scene di Angelo Catinella, trucco di Michela Cicilano.
Lo spettacolo andrà in scena sabato 5 febbraio 2011 alle 21, si replica domenica 6 alle 16. Biglietto intero €13, ridotto €11.
"Non ti pago" è il primo appuntamento della Stagione 2010/2011 del Cardinal Massaia con il teatro partenopeo. In cartellone altre due commedie napoletane: la compagnia I Melannurca con "Polvere di Stelle" di Antonio Giuliano (26-27 febbraio) e "Questi fantasmi" di Eduardo De Filippo messa in scena dalla compagnia Masaniello (19-20 marzo). I tre spettacoli possono essere acquistati anche in abbonamento.
Prenotazioni all’indirizzo e-mail prenotazioni@teatromassaia.it, al numero 011.257881 e presso la cassa del Teatro, in via Sospello 32, aperta al pubblico il lunedì e il martedì dalle 16 alle 19, dal mercoledì al sabato dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19.
La Commedia: Nel gioco del Lotto non si tratta solo di probabilità perché la ruota gira con la complicità dei sogni, arrivando perfino a prenderci in giro; a maggior ragione, poi, se a muoverla è un caro estinto!
Il protagonista Ferdinando, è un tipico personaggio pirandelliano ambiguo, surreale, che vive tra sogno e realtà. Gestore di un banco lotto a Napoli, uomo dai modi rigidi e caparbio, è un appassionato giocatore, ma sfortunato; al contrario, Mario Bertolini, suo antagonista e dipendente, nelle vincite è molto fortunato e non sbaglia un numero che sia uno. Ciò suscita invidia ed ira di Ferdinando, e una ingiustificata antipatia verso il giovane, che è pure innamorato di sua figlia Stella. La vincita di una quaterna di quattro milioni di lire da parte di Bertolini è l’occasione che scatena la rabbia di don Ferdinando. Prepotente e fuori di sé, giunge a sostenere che quella vincita gli appartiene per il solo fatto cha a suggerire i numeri è stato il proprio padre defunto che è apparso in sogno al giovane.
Attorno a questa vicenda si snoda e s’intreccia una galleria di tipi e di storie che danno l’immagine di una napoletanità immediata e piena di colori. L’insensatezza di don Ferdinando discende da una precisa filosofia: che il lotto è una cosa seria e che le motivazioni dei numeri sono esatte e proporzionali ai sogni che si fanno e che sono stabiliti da una sorte di destino. Dunque, la vincita dettata dal padre defunto, spetta per diritto al figlio che ne è l’erede; se poi il padre ha sbagliato indirizzo, dovuto a un trasloco non comunicato, questo non muta la volontà paterna e il premio va dato al legittimo proprietario. E per avvalorare il suo diritto sulla vincita si rivolge, infine, ad un avvocato, pensando perfino di citare il defunto padre in tribunale.
Sopra tutti i personaggi sta l’onnipotente “fantasma” del padre di Ferdinando, don Saverio, la cui apparizione onirica come dispensatore di “numeri” attribuirà alla commedia la fisionomia paradossale di un contenzioso spiritico-giuridico sulla proprietà legittima dei sogni. Questo tipico commercio dei sogni domina l’esistenza di tutti i personaggi della commedia: un mondo che comprende, come sempre, sia i vivi che i morti.