Per affrontare il tema della partecipazione degli stranieri alla vita pubblica locale dobbiamo partire da una Legge dello Stato italiano tuttora in vigore: con la legge 18 marzo 1994 n. 203, limitatamente ai capitoli A e B e con l’esclusione del capitolo C (riconoscimento del diritto di voto, e di eleggibilità, alle elezioni locali) lo Stato italiano recepisce la Convenzione europea sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello locale, adottata a Strasburgo il 5 febbraio 1992.
Tale Convenzione mira a garantire, nella parte recepita dall’Italia, la libertà di espressione, di riunione e di associazione (capitolo A) e gli organi consultivi volti a rappresentare i residenti stranieri a livello locale (capitolo B). In particolare tra gli altri aspetti, il capitolo all’articolo 5 prevede che si vigili “affinché si incoraggino ed agevolino “la costituzione di determinati organi consultivi o l’attuazione di altre adeguate disposizioni a livello istituzionale al fine di una adeguata rappresentanza dei residenti stranieri nelle collettività locali che hanno nel proprio territorio un numero significativo di residenti stranieri”.
E’ vero che i governi nazionali che si sono succeduti, hanno fatto in modo tale da ignorare il dibattito, senza dare né una linea di indirizzo, né un finanziamento nazionale a favore dei Comuni che hanno tentato di individuare forme di partecipazione e responsabilità nei confronti delle persone straniere a tutt’oggi escluse dal voto. Fatto sta però che si tratta di una legge: i toni sprezzanti con i quali alcuni partiti politici affrontano il tema, evidenziano che non vi è alcuna consapevolezza del fatto che stiamo parlando di una Legge in vigore, e che in democrazia le leggi, a prescindere da come ciascuno la pensa, finché esistono, vanno rispettate.
Alla convenzione Europea e alla legge dello stato italiano si aggiunge il regolamento del comune di Bra che prevede che sia istituita la consulta degli stranieri.
Dal punto di vista politico notiamo sulla questione una posizione ondivaga e poco chiara del PDL: nei comuni in cui governa assume posizioni diverse sull’argomento. Per fare esempi concreti e conosciuti, a Roma (a guida Gianni Alemanno) la consulta per gli stranieri è in funzione, a Milano (a guida Letizia Moratti con il supporto della Lega) invece no. Ci viene il dubbio che la scelta più che da convinzioni proprie, dipenda dall’alleato di turno (vedi Lega).
La critica che va invece mossa all’attuale amministrazione braidese è perché tale consulta non sia ancora stata attivata, nonostante ne avesse fatto un cavallo di battaglia del proprio programma elettorale.
Ricordiamo che i cittadini stranieri a Bra sono il 14%, a Milano solo il 10% ed a Roma poco meno del 10%. Se consideriamo la popolazione in età scolare la percentuale sale al 25%. E’ proprio per evitare il ghetto che è necessario attivare un canale di comunicazione ufficiale con le varie comunità presenti. E’ più che necessario un organo consultivo per capire come gestire le criticità legate all’immigrazione nella nostra città come ad esempio la non omogenea ripartizione dei bimbi stranieri (di prima o seconda generazione) nelle scuole braidesi.
La consulta non sarà certo la soluzione definitiva ai problemi legati all’immigrazione, ma in mancanza di altre politiche volte a favorire l’integrazione, vale la pena cominciare a sfruttare i mezzi a disposizione.
Federico Pace
futuroeliberta.bra@gmail.com
Responsabile Futuro e Libertà Circolo di Bra
Giulio Celiku
Responsabile Movimento Politico Arcobaleno Per l'Umanità Bra