Il focolaio libico sta ponendo vari interrogativi sull'Unione Europea. Dalla difficoltà di allargare la schiera dei volenterosi alla necessità di coordinare i Paesi, in particolare modo l'Italia, per affrontare l'immigrazione. È bastata questo riversamento di persone, almeno quelli che sono riusciti a sbarcare vivi sulle coste, per scuotere nelle fondamenta un progetto ed un sogno chiamato Europa. Sono riaffiorati in modo plateale tutti quei particolarismi latenti che sono il male di questa Unione. Da sempre l'egemonia franco-tedesca pone l'Italia in secondo piano, tuttavia dobbiamo ammettere come un certo euro-scetticismo nostrano, in particolar modo espresso dalla Lega Nord, non contribuisce a rafforzare la nostra posizione nei confronti degli altri stati membri. Troppo spesso l'Europa è vista come una enorme sovrastruttura burocratica atta sola a partorire direttive ed emettere sanzioni: esempio luminoso le quote latte, cavallo di battaglia di questo governo per mantenere un certo consenso popolare nelle sue roccaforti; per la stessa classe politica, poi, il parlamento europeo è vissuto come un limbo, come una punizione (peraltro dorata), mentre dovrebbe essere una enorme opportunità per far valere le ragioni del paese. Se è vero che BCE si legge in realtà Bundesbank, se è vero che non esiste una politica comune sulla gestione dell'immigrazione o per quanto riguarda l'interventismo militare (l'intervento in Libia è stato un luminoso esempio di mancanza di coordinamento), se è vero che molti paesi europei stanno comportandosi in modo poco "comunitario", è altresì vero che dimostrarsi euro-scettici un giorno per poi chiedere aiuto a gestire l'immigrazione il giorno successivo non è un gesto coerente e dimostra l'intenzione di adottare la stessa linea egoistica che si tende generalmente attribuire a Francia e Germania. L'Europa oggi è un progetto lasciato a metà, mentre invece ha bisogno di una forte accelerata, e richiede ferma convinzione ed investimenti consistenti, mentre la linea ondivaga che l'Italia sta tenendo da troppo tempo oramai non gioca a nostro favore. La domanda che l'Italia si deve porre oggi non è se rimanere in Europa o meno, poiché questa non è una alternativa possibile ma è solo pura propaganda, bensì ci dobbiamo fortemente interrogare su cosa debba fare l'Italia per acquisire in Europa quell'autorità che la sua storia e le sue potenzialità le devono garantire e che invece non è mai riuscita a conquistare.
Futuro e Libertà
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Coordinamento Provincia di Cuneo