La situazione dell’aria di Bra dal 2003 al 2010 è migliorata, secondo i dati presentati lunedì 20 giugno dall’amministrazione comunale, sia considerando la media giornaliera annua di concentrazione di polveri sottili pm10 sia il numero di superamenti annui della soglia di 40 mg.
Resta però il fatto che il nostro comune per entrambi questi parametri rimane non solo il peggiore della provincia, ma tra i peggiori della regione: come numero di sforamenti annui solo Torino, Carmagnola ed Asti fanno peggio. In tutte le altre città si respira meglio che a Bra.
Il miglioramento quindi c’è stato, ma credo sia necessario sottolineare come i fattori che hanno determinato questo calo possono essere divisi in due categorie: strutturali e contingenti.
Quelli strutturali sono il rinnovo del parco auto, l’adeguamento delle industrie alla normativa vigente ed il passaggio degli impianti di riscaldamento da gasolio a metano. Tali fattori dovrebbero fare perdurare i loro benefici nel tempo. Quelli contingenti sono invece dei fattori i cui effetti si sono concentrati particolarmente negli ultimi tre anni ma non è detto che si ripetano: la situazione climatica e la diminuzione dell’attività di molte industrie a causa della crisi economica.
Nella relazione annuale dell’Arpa sulla qualità dell’aria in provincia di Cuneo, analizzando i valori di ciascun anno, si osserva come, ad eccezione del 2002 dall’attivazione della rete di monitoraggio, gli anni con più precipitazioni sulla nostra provincia sono stati gli ultimi tre, sia per quanto riguarda la precipitazione totale che il numero di giorni con una quantità di precipitazione superiore a 5 mm. La soglia dei 5 mm di pioggia è un dato importante. Si legge, infatti, che le precipitazioni sono eventi determinanti per la rimozione degli inquinanti e significativi sono, oltre alla quantità di precipitazione cumulate, anche il numero di giorni di pioggia, in particolare i giorni con precipitazioni cumulate di almeno 5mm: si è verificato che nei giorni con almeno 5 mm di precipitazioni le concentrazioni di pm10 non superano mai i 30 mg/m3 e sono in genere ancora inferiori nel giorno seguente la precipitazione. A Bra nel 2010 i giorni con precipitazione oltre i 5mm sono stati 45 contro i 25 del 2003, quindi la pioggia ha certamente influito sull’abbassamento degli inquinanti nell’aria
Il secondo fattore contingente è la crisi economica, e nessuno si augura che perduri nel tempo. Crisi che ha portato ad una minore attività industriale e conseguentemente una minore immissione in atmosfera di inquinanti. Non è un caso se in tutta la pianura padana il calo della concentrazione di pm10 è iniziato proprio a partire dal 2007. Il calo della produzione industriale ha contribuito non solo alla riduzione delle emissioni inquinanti industriali ma, di riflesso, su tutte le emissioni da traffico veicolare che rappresentano la causa principale di inquinamento nel nostro territorio.
Mi auguro quindi che quanto raggiunto fino ad ora non sia considerato un punto di arrivo, ma un nuovo punto di partenza per un ulteriore miglioramento. Questo anche in considerazione del fatto che nei primi sei mesi del 2011 nella centralina di Madonna Fiori la media di polveri sottili è di nuovo salita a 39 mg/m3, contro i 36,4 registrati in media nel 2010 nella centralina di via Piumati: circa 7% in più.
Colgo inoltre l’occasione per suggerire all’amministrazione di valutare con l’Arpa la possibilità di dotare il sistema di monitoraggio cittadino di un misuratore per il particolato fine Pm 2,5, quello che viene detto “frazione respirabile”. Il recente decreto legislativo n. 155/10 ha introdotto la misurazione obbligataria di tale inquinante, individuando un valore limite medio per anno pari a 25 mg, in ragione del maggior rischio sanitario derivato dalla capacità di penetrazione nelle profondità dell’apparato respiratorio. Tale limite dovrà essere rispettato a partire dal 1° gennaio 2015.
Federico Pace
Responsabile Futuro e Libertà Circolo di Bra