Da dove per andare dove? Questa la riflessione che ci deve occupare a un anno da quel fatidico 14 dicembre. Superfluo indugiare su quello che poteva essere e non é stato e sui quattro “responsabili” folgorati sulla via di Damasco al libero mercato di Montecitorio e già dimenticati persino dalla cronaca. Scontato affermare che il Paese ha perso un anno e che Gianfranco Fini e Fli avevano e hanno avuto ragione. Abbiamo, infatti, previsto, anticipato e favorito l’implosione dell’alleanza Bossi-Berlusconi, abbiamo evitato al Paese di precipitare verso una crisi dai contorni preinsurrezionali, abbiamo favorito la nascita di un governo di decantazione e sicurezza istituzionale. Tutto questo per andare dove e con chi? Qualcuno ripete con eccessiva enfasi e malcelata soddisfazione che bisogna ricostituire il centro destra, guardare all’Europa e richiamandosi al Ppe. Con chi avviare questa non meglio precisata ricostituzione? Con la Lega, ormai spiaggiata su lidi infrequentabili? Con il Pdl, ancora saldamente ancorato al vascello berlusconiano? Con l’Udc, che già prima di FLI aveva messo in discussione l’alleanza con il Cavaliere? Se concordiamo sul fatto che il quadro politico é fortemente cambiato, è miope fare ricorso a schemi e termini ormai datati. Destra, sinistra e centro, come moderati e progressisti, appartengono a un corredo terminologico non più attuale. Oggi il tema terribilmente impegnativo dell’agenda politica é la ricostruzione del Paese e le riforme necessarie per la sua modernizzazione, nel quadro di un’Europa più unita e più forte. Su questo tema potranno nascere nuove alleanze e nuove politiche. Da un lato leaders e movimenti nuovi, che vorranno cimentarsi in questa difficile e storica missione di rifacimento e rilancio dell’Italia e dell’Europa, che chiameremo innovatori e riformatori; e di fronte tutti gli altri, ovvero il composito schieramento populista, reazionario e conservatore. Ai primi spetterà indicare riforme, misure, progetti e obiettivi che consegnino alle nuove generazioni un Paese risanato e modernizzato in un’Europa più forte e, quindi, necessariamente federata. Un traguardo difficile e ambizioso, degno di veri leaders. E’ la strada della storia e della responsabilità. Gli altri ne imboccheranno un’altra, apparentemente più facile, ma senza futuro. E’ la strada dell’irresponsabilità e dell’arroccamento a difesa dei vecchi privilegi e delle cattive abitudini, che hanno portato l’Italia sull’orlo del fallimento. La gravità della situazione, senza precedenti se si eccettuano gli anni di guerra, impone scelte rapide e coraggiose. I partiti che, come Fli e Udc, hanno il merito di aver avvertito prima degli altri i segnali della crisi e la necessità di un rinnovamento, non debbono ora indugiare nella riesumazione di vecchie e logore formule, ma promuovere al più presto qualcosa di nuovo, che vada ben oltre i loro stretti recinti. Non bisogna pensare, ovviamente, allo scioglimento dei due partiti, ma alla costruzione, al loro fianco, di qualcosa di nuovo, che assomigli molto a una Costituente Nazionale aperta al contributo di singoli e di gruppi che, indipendentemente dalle strade percorse sino ad oggi, si riconoscano nella necessità di salvare il nostro Paese e di far fare all’Europa il decisivo e ineluttabile passo avanti verso una federazione che la renda forte, autorevole e unita politicamente, militarmente e fiscalmente.
Futuro e Libertà
Circolo di Bra
futuroeliberta.bra@gmail.com