Torna a Venezia il grande Mel Gibson, Premio Oscar come miglior regista nel 1996 col film Braveheart - Cuore impavido. E' apparso roccioso, solido, monumentale, sempre pronto alla battuta, col viso avvolto da una folta barba grigia, con l'aria apparentemente pacificata col mondo. Gibson presenta fuori concorso alla Mostra del Cinema, il film Hacksaw Ridge storia vera del soldato Desmond Doss primo obiettore di coscienza premiato dal Congresso degli Stati Uniti con la più alta onorificenza militate: la medaglia d'oro d'onore.
Arruolatosi volontariamente nell'esercito americano durante la seconda guerra mondiale, nel 1942, Doss si rifiutò di portare qualsiasi tipo di arma sia in addestramento che in battaglia (rischiando la Corte marziale e la vita) in quanto appartenente alla Chiesa Cristiana Avventista del settimo giorno e si dedicò esclusivamente al soccorso militare cercando di salvare il maggior numero possibile di soldati. Assegnato alla 77ª Divisione di fanteria, prestò servizio nel teatro di guerra del Pacifico, sull'isola di Okinawa dove avvennero gli episodi più cruenti della guerra e salvò, stoicamente, da solo, 75 vite umane senza sparare un colpo. Il film è un atto dovuto nei confronti dell'eroe che concepiva la violenza della guerra come l'esatto contrario dei valori morali e religiosi cui si ispirava. Dice Gibson “In uno scenario cinematografico traboccante di supereroi inventati è arrivata l'ora di celebrarne uno vero”.
Lo interpreta l'attore Andrew Garfield, viso da bravo ragazzo, che ben rispecchia il volto pulito e semplice del vero Desmond Doss. Gibson parte da lontano, ovverosia dall'infanzia di Desmond, segnata da un'istintiva violenza, che per poco non costò la vita del suo amato fratello; da allora il nostro non ha più smesso di pensare al quinto comandamento “Non uccidere”.
Da notare che Desmond decide di arruolarsi, nonostante debba lasciare una fidanzata adorabile, interpretata da Teresa Palmer (presente al Lido col pancione), nonostante suo padre, l'attore Hugo Weaving, sia un ex-soldato, interiormente distrutto, reduce dalla prima guerra mondiale e nonostante il capitano (Sam Worthington) e il sergente (Vince Vaughn) della sua unità lo reputino inadatto per stare al fronte perché troppo mingherlino.
Afferma Garfield: “La cosa fantastica di Desmond è che era un uomo davvero semplice. Aveva delle convinzioni nel suo cuore: sapeva che non voleva uccidere nessun uomo e che voleva servire la sua patria e ha trovato un modo fantastico di farlo”.
Certo il film trabocca di sangue e fiamme, insiste su cadaveri sparsi, carneficine di ogni tipo, crani fracassati in una spettacolarità drammatica spesso eccessiva. I principi etici pacifisti e religiosi, ripetuti a iosa ai limiti della retorica accompagnano una storia che comunque meritava di essere portata sullo schermo. “Quando si filmano scene di conflitti, bisogna essere chiari, espliciti, altrimenti si rischia di non risultare convincenti” afferma il regista americano.
Chi conosce Gibson è abituato alle coreografie di forte impatto, caos e confusione, crudeltà ed efferatezza. Basti pensare alle scene di guerra dei patrioti scozzesi affamati e soverchiati nel numero e dei massacri rappresentate in Braveheart o al crudo e violento realismo de La passione di Cristo del 2004, oppure al film Apocalypto del 2006 infarcito di torture, animali e uomini sventrati, cuori pulsanti, sacrifici umani, belve feroci. “La cosa più importante per le scene di guerra è essere chiari con il pubblico”, spiega Mel.
Gibson torna dietro la macchina da presa e ripropone le tematiche a lui più care. Le imprese eroiche, la fede intesa sia come religione, che come qualcosa in cui si crede fermamente, la coerenza con i propri ideali al di là di tutto e di tutti. La reazione dello spettatore è istintiva e l'approccio del film, come accade con Mel Gibson, non è mai “politicamente corretto”.
Negli ultimi anni il regista ha attraversato un periodo turbolento tra accuse di razzismo e sessismo, di conservatorismo politico e integralismo religioso.
Hacksaw Ridge segna un modo per riprendere un discorso interrotto oramai dieci anni or sono. Le cruente scene di guerra che Gibson gira a meraviglia, con un taglio classico, tipicamente hollywoodiano, rappresentano quel quid capace di elevare la storia anche quando è totalmente incentrata sull'azione tendenzialmente grafica e d'effetto. Il cuore è avvolto dalla trama, anche quando il tutto appare talmente incredibile da vanificarne i contenuti.
Pierluigi Capra
Fotografie di Corrado Corradi