VOCI SCOMODE 2017: FOCUS SIRIA
È dedicata alla Siria la quarta edizione di Voci scomode, l'appuntamento annuale in difesa della libertà di stampa nel mondo promosso dal Caffè dei Giornalisti; l'evento – organizzato in collaborazione con il Dipartimento di Culture, Politiche e Società dell'Università di Torino e La Maison des Journalistes di Parigi - si terrà martedì 28 novembre ore 18-20 presso il Circolo della Stampa (Palazzo Ceriana Mayneri, Corso Stati Uniti 27).
“Il Paese – spiega Rosita Ferrato, presidente del Caffè dei Giornalisti – vive una stagione di repressione della libertà di stampa senza precedenti, e della quale l'opinione pubblica sa ben poco: dal 2011 Bashar al-Assad ha drammaticamente inasprito la censura di Stato, tratto distintivo del regime sin dagli anni Quaranta. Oggi la Siria, nelle parole di Reporter senza frontiere, è il luogo più letale per gli operatori dei media: tanti i giornalisti uccisi (74 solo nel 2016), tantissimi quelli costretti all'esilio dopo anni di minacce, aggressioni e galera”.
GIORNALISTI TESTIMONI
Per sensibilizzare l'opinione pubblica su quanto accade nel Paese – da oltre sei anni scenario di guerra – il Caffè dei Giornalisti ospita le “voci scomode” Raafat Alomar Alghanim e Shiyar Khaleal, reporter siriani accomunati da un passato di lunga militanza in patria e un presente da rifugiati a Parigi, presso la Maison des Journalistes. Le loro testimonianze sono “storie di chi sfida il potere Raafat Alomar Alghanim, blogger e cameramen, è stato ripetutamente in carcere per avere espresso posizioni fortemente critiche nei confronti del regime saudita e filmato le violenze inflitte ai manifestanti a sostegno delle “primavere arabe”; Shiyar Khaleal, giornalista corrispondente per Sky News Arabia, cofondatore dell'Unione dei giornalisti curdi siriani e, più di recente, del Gruppo di lavoro per i Detenuti Siriani.
Una terza e ingombrante “voce scomoda” siriana è quella di Mazen Darwish, giornalista e avvocato, attivista in difesa dei diritti umani e fondatore del Centro siriano per l'informazione e la libertà d'espressione (SCMFE). La sua detenzione, cominciata nel 2012, è terminata dopo circa tre anni e mezzo con l'amnistia firmata da Bashar al-Assad, e solo grazie alla mobilitazione internazionale promossa da numerose organizzazioni e dalle Nazioni Unite. Nel 2015 Darwish è stato insignito del Guillermo Cano World Press Freedom Prize istituito dall'Unesco in occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa.
“Voci scomode” sono anche quelle dei giornalisti Laura Tangherlini, che alla Siria ha dedicato i libri-denuncia “Siria in fuga” e “Libano nel baratro della crisi siriana” e il reportage “Matrimonio siriano”, e Lorenzo Trombetta, autore delle monografie “Siria. Dagli Ottomani ad Asad. E oltre” e “Siria. Nel nuovo Medio Oriente”, oltre a numerosi saggi e articoli. Entrambi sono impegnati da tempo a raccontare la Siria, nel tentativo di infrangere il silenzio in Italia e a livello internazionale.
TAVOLA ROTONDA: "SIRIA, LA FRAMMENTAZIONE DEL RACCONTO MEDIATICO”
Una pluralità di “voci scomode” che si confronteranno nella tavola rotonda “Siria: la frammentazione del racconto mediatico”, organizzata nell'ambito di Voci scomode “Quante guerre si combattono in Siria? Il racconto giornalistico tra censura e fonti di guerra” e moderata da Giuseppe Acconcia, anch'egli conoscitore del Medio Oriente, ricercatore per le Università di Londra e Berlino e corrispondente per diverse testate.
"VOCI SCOMODE". PER CHI?
“Le loro testimonianze” prosegue Rosita Ferrato “serviranno ad andare oltre la riflessione circa la difficoltà di essere “voci scomode” in Siria per arrivare a chiedere: “voci scomode” per chi? Ciò che appare sempre più evidente, infatti, è che alla difficoltà di agire in un contesto caratterizzato dai pericoli legati alla repressione della libertà di stampa – e dei diritti umani in generale – si somma quella di dover raccontare non una guerra, ma tante guerre: sul palcoscenico siriano si muovono ribelli, esercito e milizie locali; Hezbollaha libanesi e milizie sciite straniere; Arabia Saudita, Iran e Israele; Stati Uniti, Russia e Turchia. Uno scenario conflittuale e complicato, che se da un lato neutralizza il tentativo (già avvenuto in passato) di alcune parti in causa di “suggerire” alla stampa una narrazione lineare, riconducibile a singoli accadimenti quali l'opposizione allo Stato Islamico, la tirannia del presidente Bashar al-Assad, l'onda lunga delle “primavere arabe”, dall'altra espone fortemente al rischio che ai tanti conflitti in atto corrispondano altrettante letture magari discordanti, divergenti o addirittura opposte, a causa soprattutto della difficoltà di accedere a fonti primarie unitamente alla necessità delle parti in conflitto di trasformare l'informazione in propaganda”.
Frammentazione politica e caos mediatico, censura e auto-censura, controllo della narrazione: per comprendere cosa significhi essere una “voce scomoda” in Siria occorre partire da qui.
Voci scomode è un evento gratuito e aperto al pubblico
http://vociscomode.caffedeigiornalisti.it/