Venerdì 11 febbraio 2011 alle ore 21, presso l’Aula Magna dell’Accademia di Medicina di Torino in via Po 18 (1° piano), si terrà la terza seduta del 2011 dell’Accademia di Medicina di Torino dal titolo “I linfomi aggressivi a cellule B: progressi terapeutici dalla chemioterapia alla “Target Therapy””. Relatore sarà il dottor Umberto Vitolo (direttore della Ematologia ospedaliera dell'ospedale Molinette di Torino). Verrà inoltre assegnato il Premio Arneodo 2009 alla scoperta scientifica dal titolo “Nuove opzioni terapeutiche nelle leucemie acute mieloidi”. Relatrice la dottoressa Antonia Rotolo. Le sedute sono pubbliche. Info: www.accademiadimedicina.unito.it.
I linfomi aggressivi a cellule B e in particolare i Linfomi diffusi a grandi cellule B rappresentano più del 30% di tutti i Linfomi non-Hodgkin. Si tratta di tumori a rapida crescita, con rapida diffusione e negli anni passati a prognosi infausta. L’introduzione dei primi schemi di chemioterapia ha dimostrato la loro chemiosensibilità evidenziando le prime remissioni della malattia. Negli anni '70 lo schema chemioterapico CHOP ha permesso i primi successi determinando una possibilità di cura a lungo termine in circa il 30% dei casi. Per molti anni sono stati fatti numerosi tentativi di modifica di tale schema con l’introduzione di nuovi chemioterapici, con sequenze diverse e più intense. Si sono susseguiti numerosi studi clinici con questi diversi schemi di chemioterapia, che non hanno però dimostrato un vantaggio rispetto alla tradizionale chemioterapia CHOP. Nel 1993 è stato codificato uno score prognostico, l’International Prognostic Index, che, basandosi su alcuni semplici fattori clinici (età, stadio, LDH, numero di sedi extranodali e performance status), permette di suddividere i pazienti in gruppi a differente prognosi. Il migliorare la prognosi, soprattutto nei pazienti ad alto rischio con prognosi più sfavorevole. Sono stati sviluppati schemi di chemioterapia “dose dense” e schemi di chemioterapia ad alte dosi con supporto di cellule staminali autologhe. I risultati dei primi studi pilota suggerivano un miglioramento dei risultati e quindi della prognosi di tali pazienti. Tuttavia numerosi e successivi studi randomizzati di confronto con la chemioterapia convenzionale non sono riusciti a dimostrare un chiaro vantaggio di tali terapie usate alla diagnosi. L’introduzione all’inizio del 2000 dell’anticorpo monoclonale contro l’antigene CD20 Rituximab associato al CHOP ha determinato un significativo miglioramento della prognosi di tali pazienti con aumento della possibilità di cura. Tuttavia, nonostante ciò, circa il 50% di questi pazienti, soprattutto nel gruppo ad alto rischio o non risponde alla terapia o ricade precocemente. Due possibili filoni per migliorare la terapia includono: l’introduzione del Rituximab anche nelle terapie ad alte dosi con autotrapianto nei pazienti più giovani a prognosi sfavorevole. I primi risultati suggeriscono un miglioramento dell’efficacia rispetto ad analoghi schemi senza Rituximab. Un secondo campo è l’introduzione di nuovi farmaci biologici con meccanismi d’azione più mirati su bersagli molecolari implicati nello sviluppo del linfoma. Tali farmaci, quali la Lenalidomide, il bortezomib, gli inibitori di mTOR ed altri, possono essere associati alla chemioterapia RCHOP o usati in modo sequenziale. In entrambi i filoni il nostro gruppo è impegnato per lo sviluppo di nuovi approcci terapeutici per migliorare la prognosi di tali pazienti.
L’addetto stampa
Accademia di Medicina di Torino
Pierpaolo Berra