Sta prepotentemente ritornando in auge la bozza di legge sul processo breve, che mira a contingentare stringentemente i tempi dei tre gradi di giudizio in modo da portare a conclusione un processo la cui durata sia superiore ai 6 anni (10 anni nei casi di procedimenti particolarmente complessi e per reati gravi), questo sia per i nuovi processi che per quelli già in corso.
Il tema della Giustizia è stata una delle cause scatenanti la nascita di movimenti critici nel centro-destra, cui noi apparteniamo, e questa nuova proposta giunta in un momento particolarmente sospetto non può che vederci estremamente negativi: siamo fermamente convinti che la durata certa di un processo sia un perno fondamentale per uno stato di diritto, tuttavia la legge allo studio deve essere l'atto finale di una serie di provvedimenti che mirino a sveltire veramente le pratiche processuali (e non solo a porvi un termine), e non già un punto di partenza totalmente slacciato dalla situazione in cui la Giustizia italiana versa oggi. Per lo stesso motivo per cui una casa si comincia a costruire dalle fondamenta e non dal tetto, sarà prima necessario snellire codice civile e penale, informatizzare le procure (alcune delle quali sono in condizioni da età della pietra), rimpolpare gli organici (è cronica la carenza di cancellieri, ed alcune procure del sud impegnate nella lotta contro la mafia possono contare su un solo procuratore), e solo una volta che queste azioni siano a regime e portino i primi risultati, si potrà provvedere ad introdurre un termine temporale, come quello proposto, per legge; operare in modo inverso, vista l’attuale realtà, porterà il tetto a cadere, porterà tanti processi oggi in corso a venire bloccati, al solito a danno di quei tanti, poveri, stupidi cittadini che solitamente tendono a rispettare la legge o che subiscono un danno. In altre parole mettere un limite alla durata dei processi, senza eliminare procedure burocratiche, codicilli incomprensibili, lungaggini procedurali, sarà di utilità solo a chi potrà permettersi economicamente avvocati e assistenza legale di un certo livello necessari a far passare il tempo e a far decadere il processo!
Inoltre i processi già in corso dovrebbero godere di una legislazione separata, affinché la riforma non si trasformi di fatto in un'amnistia mascherata: non si possono cancellare decine di migliaia di processi perché in tal modo le vittime non otterrebbero mai giustizia.
La provincia di Cuneo ha dato i natali a Giuseppe Barbaroux, guardasigilli sotto Carlo Alberto e che lavorò alla promulgazione di Statuto Albertino, Codice Penale e Codice Civile, e la cui statua troneggia in piazza Galimberti; gli stessi cuneesi tutti, poi, sono caratterizzati da un notevole senso civico che li porta a rispettare le leggi in modo quasi stucchevole. Ebbene, da cuneesi, da provinciali quali siamo, lasciateci dire che notare come un nostro conterraneo, l'On. Costa capogruppo PDL alla commissione giustizia (con la “g” minuscola in questo caso) abbia proposto il ritorno di questa legge in parlamento non può che far nascere in noi un profondo sentimento di contrarietà.
Futuro e Libertà
futuroeliberta.granda@gmail.com
Coordinamento Provincia di Cuneo
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